martedì 31 marzo 2009

Riserva indiana



[…] In gruppo correvano, maglietta, calzoncini e scarpe da ginnastica. Noi imbacuccati e loro mezzi nudi: erano scomparsi i cittadini, erano sbarcati i marziani. Don Gaetano e io ci guardammo i piedi per vedere se stavamo in terra o per aria. Correre per noi era un verbo serio.
Uno di noi si buttava a correre per scappare da un terremoto, da un bombardamento. Correre senza essere inseguiti era bollire l’acqua senza la pasta. Ci passarono davanti concentrati nei loro movimenti, sbuffando controvento.
“Non possono essere veri, don Gaetano, questa è un’allucinazione dovuta al caffè bollente.”
“Esistono invece. Sono l’ultimo popolo inventato dal mondo, l’ultimo arrivato. Sanno fare la guerra e le automobili. È un popolo di bambini ingranditi. Se gli chiedi dove si trovano, rispondono: lontano da casa. Esistono. Per loro siamo noi gli inesistenti. Ci incrociano, ci passano davanti e non ci vedono. Abitano qua e non vedono neanche il vulcano. Ho letto sul giornale che un marinaio americano è caduto dentro la bocca del Vesuvio. Niente di strano, non l’ha visto.”
[…]

da Il giorno prima della felicità di Erri De Luca

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