venerdì 5 aprile 2019
Fatevene una ragione
Il bello non copre il male se questo non viene prima riconosciuto, affrontato ed eventualmente sconfitto.
Vengo continuamente additato come uno che descrive solo il male del luoghi dove vive, senza mostrarne il bello e il buono che pure vi risiedono. Sarebbe in effetti molto più facile parlare di quanto siamo belli, bravi e buoni, delle nostre glorie presunte di un passato fin troppo lontano o di quanto, se le cose vanno come non dovrebbero, sia colpa sempre degli altri, che, chissà perché, vorrebbero il nostro male ma, ferma restando la mia libertà di espressione, all’uopo esistono già gli addetti stampa di professione, quelli effettivamente assoldati, ma anche gli aspiranti e i sedicenti tali. Chi però a priori sputa sentenze, continua a non tenere in conto, neanche minimamente, un fattore fondamentale ovvero se quel che pubblico sia vero o falso. Evidentemente, chi lo fa, sa che ciò che mostro è reale, altrimenti non starei qui a scriverne ma dietro le sbarre o comunque a pagarne le conseguenze. Troppo facile quindi mettere la polvere sotto al tappeto e gratificarsi con primati ed eccellenze assolutorie della vostra inerzia, troppo facile additare gli altri per coprire il vostro opportunistico sciovinismo, ma tant’è che la mia terra soffre ancora, ed è sotto i vostri occhi che non vogliono vedere per non voler fare. La mia terra è martoriata da delinquenti che la offendono col sopruso e con la prevaricazione, con la minaccia e l’estorsione, e la violentano riempendola di rifiuti d’ogni genere, inquinandone acqua ed aria e questo in un contesto istituzionale che fa finta di niente o minimizza su di una realtà, più che evidente, eclatante, più che misconosciuta, sottaciuta per palese incapacità di agire o, peggio ancora, per collusione. Non sarà con i vostri ipocriti spot che risolverete i nostri problemi e neanche con un informazione faziosa o asservita alla necessità del favore o al fascino del potere. Evidentemente coloro che mi muovono suddetta critica lo fanno anche perché col mio scrivere interferisco nei loro interessi o nella loro visione di un Bengodi partenopeo e vesuviano che non sta nè in cielo, né in terra, o, più semplicemente, perché sono più attaccabile, più alla loro portata rispetto alle testate nazionali che pure vedono spesso quel che vedo io ma, sta di fatto, che la verità non è sempre quella che si vorrebbe, la verità può far male nel momento in cui è il risultato di un lavoro mal fatto o fatto per niente, o di un’omertosa, compiacente, utile accondiscendenza con l’infamia che ci circonda e che spesso abbiamo anche dentro di noi. Detto ciò, fatevene una ragione, scriverò sempre e comunque di ciò che vedo e non di ciò che volete voi o chi per voi.
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