“Suggestionapoli”/"plagianapoli" http://ilmediano.com/suggestionapoli/
Siamo passati dallo
“sputtanapoli” al “suggestionapoli” col medesimo risultato:
non si sa di cosa si stia parlando. Orde di sciovinisti alla ricerca
del click facile ma non solo.
All'indomani
dell'emergenza rifiuti napoletana (quella che ci si ostinava a
chiamarla campana quando riguardava Napoli e parte della provincia di
Caserta) ci fu, come giusta reazione un rigurgito di orgoglio, un
atteggiamento di rivalsa nei confronti di chi ci definiva
“antropologicamente rissosi” e chi aveva trovato nuovi spunti per
farci mangiare il proverbiale sapone. Di certo c'erano vagonate di
rifiuti tossici che dal Nord erano state scaricate nelle nostre terre
e ci fu una vera e propria calata dei barbari per sfruttare la
situazione e lucrare su uno smaltimento dei rifiuti che stenta ancora
a trovare un assetto stabile; ma fu vero orgoglio? Ci sono state
reazioni quantificabili di una reale inversione di tendenza? Secondo
noi no! Anzi si sta andando in tutt'altra direzione.
Di anni ne sono passati
un bel po' e da allora si parla ancora di ecomafie che effettivamente
hanno lasciato un segno indelebile sul nostro territorio ma come
mafia insegna, là dove sono accesi i riflettori, non c'è più
guadagno e questa è andata quindi ad “investire” altrove.
Lasciandoci soli con le nostre colpe e con le nostre
stramaledettissime usanze, quelle che ci permettono di avere case
splendide ma strade simili a discariche. Oggi infatti a rimpinguare
le nostre strade e le nostre campagne di rifiuti non sono i nordici
leghisti, o le mafie occulte, che pure sono cosa nostra, ma siamo
noi, noi soltanto e nessun altro, anche quando paghiamo il rom o
accusiamo il pur colpevole e complice cinese.
Senza soffermarci in
analisi sociologiche che non ci spettano, vorremmo invece porre
l'attenzione su un atteggiamento alquanto controverso, figlio di
quell'orgoglio e che sta uscendo fuori con sempre maggior forza e con
risvolti non indifferenti e che spesso sono sfociati addirittura
nella politica. Voglio parlarvi infatti del cosiddetto
“sputtanapoli”, ovvero di tutta una serie di giornali, scrittori
e blogger che stanno facendo la loro fortuna mediatica, e non solo,
sul presunto attacco malefico dell'Italia (spesso definita Itaglia)
contro la povera ma bella Partenope. Ci sono delle testate infatti
che stanno creando una vera e propria cortina fumogena sui primati
reali e presunti di Napoli e la napoletanità e sugli immaginifici
complotti contro chi vive al di sotto del Garigliano.
Mi si dirà e che c'è di
nuovo, è marketing pure questo, certamente, risponderemmo, ma quando
poi certe teorie rischiano di arrivare a Palazzo San Giacomo e a
Santa Lucia un po' ci preoccupiamo. Ci preoccupiamo anche perché
quando tutto questo acquisisce i connotati di un acritico tifo
calcistico, là dove il raziocinio va a farsi benedire, allora le
cose possono mettersi proprio male. Perché in effetti dovremmo
tifare per una squadra che più che rappresentare la nostra città
rappresenta gli interessi del suo padrone? E perché lo stato e il
comune dovrebbero investire in questa società privata a scapito di
ben altre necessità? Ecco, questo temiamo, che lo stesso
“ragionamento” da tifoso possa trasferirsi anche altrove e con le
stesse conseguenza calcistiche e con un accostamento tutt'altro che
peregrino.
E si va così dalla
bufala del Napoletano lingua patrimonio dell'UNESCO
(http://ilmediano.com/il-napoletano-non-e-una-lingua/) a quella della
Apple che aprirebbe fabbriche a Napoli e non prestigiosi corsi di
formazione. Ma la cosa più bella e che testimonia la cecità e il
terreno fertile in cui si muove certa pseudo informazione è il caso
recente delle sfilate di Dolce & Gabbana nel centro storico di
Napoli. Cosa entusiasmante, bella e di cui è giusto inorgoglirsi
anche per i positivi risvolti turistici e sull'indotto che ha avuto e
che potrebbero avere tali eventi ma perché fare i leghisti pure noi
e negare l'interesse dell'intero stivale all'evento come molti
giornaletti on-line stanno invece dichiarando? Perché forse RAI1 non
ne ha parlato? Perché forse la gente non legge più i giornali anche
quando sono on-line? Non mi sembra poi che i fruitori napoletani
della rete s'interessino più di tanto di ciò che avviene al di là
delle mura aragonesi, per cui Napoli, nel bene o nel male è e sarà
sempre al centro dell'attenzione e spetterà a noi decidere dove far
pendere l'ago della bilancia.
Basta comunque fare una
piccola rassegna stampa per costatare che tutti i giornali italiani
hanno scritto e stanno scrivendo con interesse sull'argomento, così
come pure la testata televisiva regionale mentre invece c'è chi si
ostina, seguendo il fantasioso filone dello “sputtanapoli”, che
nessuno ne stia parlando e lo stesso sta accadendo per il concerto di
David Gilmour ed altri eventi ritenuti napoletani. Ora ci verrebbe da
chiedere quali sarebbero le cose per le quali inorgoglirsi, se lo sia
un concerto da 350,00 euro a biglietto, nel ricordo di un altro,
fatto 44 anni fa a porte chiuse, o per chi molto più silenziosamente
tiene a galla le nostre città con un silenzioso sacrificio? Il
nostro servilismo ci impone a cercare conferme e gratificazioni da
altri, possibilmente stranieri e questo è a nostro parere
emblematico soprattutto quando si travalica la realtà
dell'informazione.
Se si è realmente
convinti del proprio valore non si attende la legittimazione di un
presunto articolo di un giornale estero o italico che sia, o la
visita di un personaggio famoso per una conferma della nostra unicità
ma si esalta la propria patria con atti tali da renderla bella e
attraente per tutti ma soprattutto per se stessi e non col rinviare
all'infinito post e link dal sapore neo borbonico, che riempiranno
solo le tasche di chi specula con le pubblicità o ancor peggio con
chi pretenderà di governarci con queste tematiche di facile presa ma
dalla scarsa sostanza e non affrontando i reali problemi di questa
città meravigliosa e così gravemente endogeni.
La vera forza, e qui la
malizia si consolida, di chi diffonde queste false notizie è la
certezza di trovare man forte e humus tra il provinciale piagnisteo
di chi purtroppo da decenni soffre di un complesso di inferiorità,
tanto immeritato quanto radicato presso questi, e che pretenderebbe
ricercare primati in una Napoli che bisogno non ne ha, perché è
grande di per sé, più grande di chi la vive e fa finta di
conoscerla.
Su Dolce & Gabbana
a Napoli:
https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=dolce+e+gabbana+napoli&tbm=nws
Su David Gilmour a
Pompei:
https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#tbm=nws&q=david+gilmour+pompei
Su Apple a Napoli:
https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#tbm=nws&q=apple+a+napoli
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