lunedì 29 giugno 2009
domenica 21 giugno 2009
giovedì 18 giugno 2009
mercoledì 17 giugno 2009
martedì 16 giugno 2009
SOLSTIZIO
Alla fine sembra giunta, anche se stanotte s’è annunciata con un forte temporale, ma uno di quelli tosti, con fulmini di tutto rispetto che rischiaravano a giorno l’arsura serale. Uno di quei temporali diversi, non come le grasse tempeste invernali, gravide d’umidità, ma di quelli che irrompono nella serata con tutta la loro devastante forza, nella secchezza polverosa delle strade o ancor meglio della campagna, dove, prima che diluvino e scavino laceranti canali nella polverosa terra, effondono una fragranza di terra bagnata, che per me non ha eguali tra i profumi della mia vita, perché è il preannuncio della libertà.
Stamattina però, l’impeto degli elementi c’ha regalato anche una splendida mattinata, che finalmente potremo definire estiva, perché l’astronomia ce lo permette, anche se per me, che la sentivo già nell’aria, l’estate, la vivevo da qualche giorno nei miei pensieri, me la chiamavo, l’attiravo a me come facevo da bambino, con la bicicletta pronta alla partenza, e i libri di scuola ormai accantonati.
Che ci volete fare, la mia professione d’insegnante m’ha permesso di passare dallo stato di studente a quello di professore, quasi simultaneamente. Ho così acquisito l’abitudine di contare le stagioni della nostra vita ad anni scolastici e non solari, ecco perché l’arrivo della bella stagione, ‘a stagione come si dice qui da noi, rappresenta per me la libertà di dedicarmi a tutto quel che mi piace, all’aria aperta, sfruttando la luce solare che, filtrata dalle foglie degli albicocchi e dei noccioli, crea giochi di luce che farebbero invidia alle foreste più blasonate.
Mi piace viaggiare ma quello che ho conosciuto qui, per la prima volta, da quando, con i miei sensi, ho imparato ad inoltrarmi nei misteri del mondo, non ha nulla di equiparabile alle sensazioni che ho provato altrove, perché è qualcosa che ho dentro, visceralmente radicata nell’intimità dei miei pensieri.
Saranno come quelle sensazioni che provi nei tuoi primi anni di vita che ti si imprimono definitivamente dentro, che ti spingono a cercarle per sempre, nella musica, nel viaggio, nell’inebriante fragranza della donna. Mai come ora me ne sento più vicino come in questo periodo dell’anno.
Oggi è estate e io mi sento vivo e libero.
venerdì 12 giugno 2009
La sindrome dello juventino
Non sono un sociologo e neanche ho voglia d’esserlo, osservo solo quello che mi ruota attorno, ascolto, e già questo potrebbe pormi in quell’ambito privilegiato ed esclusivo di chi s’apparta dal mondo, o ne è messo in disparte per forza di cose, vista soprattutto l’odierna singolarità e anacronismo del gesto. Ma dicevo, l’esser purtroppo sensibile a quanto mi si presenta davanti agli occhi, mi costringe a ragionare, cosa che di solito anche i miei simili dovrebbero fare, ed esplicitarlo, per un’ostinata voglia di comunicare, anche se stento ancora a capire cosa ci guadagnerò in questa faticosa attività.
Sarà che anch’io sono affetto dalla sindrome di cui vi accennerò, ma credo che nel nostro paese, escludendo gli altri, per limite di tempo, spazio e conoscenza, si stia diffondendo una sindrome da protagonismo latente, pronto a palesarsi ad ogni occasione di ribalta mediatica.
Credo infatti, proprio come lo si fa da bambini, quando delusi dalla propria squadra di calcio si passa repentinamente a quella più forte, quella che ha vinto lo scudetto, per sentirsi parte di quel gioco universale che è la vita. Così poi s’agisce da adulti con le scelte fondamentali della vita.
L’Italia, si sa, è da sempre stata un paese di faziosi, che acriticamente hanno sostenuto e difeso, a spada tratta, tanto la squadra del cuore come il partito preso, ma è la scelta che è emblematica, l’appoggiare sempre il più forte è quello che ci caratterizza, quello che ti darà quella soddisfazione in più che la quotidianità ci viene a togliere con violenza.
Così, come tre quarti della penisola tifa Juventus, Inter e Milan, che si spartiscono ad anni, più o meno alterni, scudetti, coppe e mercato, così accade per la politica, che non è quella dell’affezione, del dialogo critico, dei programmi e della sacrosanta ideologia, ma della tigre cavalcata, quella del più forte o che vuol sembrar tale.
La smania partecipativa dell’italiano medio, lo conduce al voler esser partecipe a tutti i costi, anche se sfornito del giusto bagaglio culturale e morale, questi si immette in tenzoni politiche, con tecniche ben apprese nei programmi televisivi nazionali, in verità più da bar dello sport che da scuola politica, sciorinando le affettate frasi e gli insipidi pensieri ascoltati la sera prima a «Porta a porta» o giù di lì, e che gli daranno la piacevole sensazione d’esser protagonista di un pensiero unico. Sia ben chiaro, talvolta ciò ha anche un aspetto positivo, e basilare, ovvero quello della partecipazione democratica che è il principio fondamentale della nostra Repubblica, ma allo stesso tempo credo che taluni eccessi abbiano frenato il nostro senso critico, privandolo di una solida obiettività.
Il poi votare passivamente, senza conoscere i programmi dei nostri candidati, senza averli mai ascoltati o letti, senza talvolta sapere neanche chi fossero costoro, e seguendo quell’originalissimo italico sesto senso che permette prontamente di individuare il giusto referente politico e buttarsi là dove tira il vento o l’opportunità, caratterizza amaramente il nostro stato di democrazia immatura.
Siamo quindi ufficiosamente un popolo di cattolici ma non ci scandalizziamo che i nostri candidati facciano voli pindarici con la morale, ci lamentiamo delle angherie che ogni giorno subiamo e della mancanza di giustizia ma poi votiamo chi se ne sottrae continuamente. Probabilmente, scegliamo, chi più c’assomiglia, altrimenti non si spiegherebbe tanta incoerenza.
Sarà la familista e matriarcale struttura della nostra società che giustifica tutto quel che i propri figli compiono, e li si pone, in verità con poco amore, al di sopra di tutto e di tutti, ma forse, e tutte le mamme mi perdonino, il presenzialismo nostrano ha buona ragion d’essere in quest’educazione, visceralmente esclusivista, e impartita entro le mura domestiche dello stivale.
domenica 7 giugno 2009
mercoledì 3 giugno 2009
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