martedì 31 marzo 2009

Riserva indiana



[…] In gruppo correvano, maglietta, calzoncini e scarpe da ginnastica. Noi imbacuccati e loro mezzi nudi: erano scomparsi i cittadini, erano sbarcati i marziani. Don Gaetano e io ci guardammo i piedi per vedere se stavamo in terra o per aria. Correre per noi era un verbo serio.
Uno di noi si buttava a correre per scappare da un terremoto, da un bombardamento. Correre senza essere inseguiti era bollire l’acqua senza la pasta. Ci passarono davanti concentrati nei loro movimenti, sbuffando controvento.
“Non possono essere veri, don Gaetano, questa è un’allucinazione dovuta al caffè bollente.”
“Esistono invece. Sono l’ultimo popolo inventato dal mondo, l’ultimo arrivato. Sanno fare la guerra e le automobili. È un popolo di bambini ingranditi. Se gli chiedi dove si trovano, rispondono: lontano da casa. Esistono. Per loro siamo noi gli inesistenti. Ci incrociano, ci passano davanti e non ci vedono. Abitano qua e non vedono neanche il vulcano. Ho letto sul giornale che un marinaio americano è caduto dentro la bocca del Vesuvio. Niente di strano, non l’ha visto.”
[…]

da Il giorno prima della felicità di Erri De Luca

lunedì 30 marzo 2009

"La Città involontaria"



Nel segno della nostra scarsa, per non dir nulla, memoria storica; a testimonianza della poca volontà di lettura e rilettura, quantomeno critica della nostra città; la quasi totale assenza di contatto tra chi ci ha preceduto e l’attualità.
Ho appena finito di leggere Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese. Devo dire che la lettura di questa raccolta di racconti (anche se la sua unità stilistica ne rende riduttiva la classificazione) del 1953 ha rafforzato in me la convinzione di una città coinvolta in un vortice continuo di avvenimenti che si ripetono, ora come allora, senza il riscontro dell’esperienza vissuta, senza un’assennata volontà al miglioramento.
Napoli un dejà-vu continuo, immersa nella sua circolarità temporale che contrasta nettamente con la linearità del resto del paese e dell’Occidente. La devastante analisi che l’autrice ne fa a tutti livelli ci offre un quadro che poco si distacca dalla nostra contemporaneità, e che nonostante le verdi colline del Vomero, da lei più volte citate, non ci siano più, offre immagini esemplari di un disfacimento continuo e infinito.





L’esempio dei Granili, sorta di 167 ante litteram, abbattuti nel dopoguerra, come le Vele di Secondigliano negli anni ‘90, perché luogo malsano più che fatiscente, può essere emblematico. L’immagine di certi luoghi viene sfruttata al meglio per scopi propagandistici, nella loro edificazione; nella loro degenerazione; nella loro demolizione. Come se poi fosse la casa, l’edificio, la cosa a fare l’uomo. Come se poi non fosse l’essere umano col suo agire l’unico creatore delle sue miserie. Come non vedere in questi intenti la mal celata voglia speculativa di personaggi dalla labile coscienza e dalla capiente tasca? Questi luoghi che in un modo o nell’altro hanno rappresentato la nostra storia, divengono talvolta il catalizzatore del male, hanno ricoperto il ruolo del cane da bastonare in virtù di un padrone inattaccabile, quando ovviamente e non di rado ha imperato la malafede e il malaffare. Hanno rischiato di subire analogo destino anche i famigerati Quartieri Spagnoli, salvati dell’Unesco qualificandoli assieme a tutto il centro storico (e non solo il centro antico come atri avrebbero voluto) quali bene dell’umanità. Salvando almeno questa parte della città dagli atti meramente speculativi iniziati negli anni del dopoguerra dove si prevedeva tra l’altro lo sventramento del centro storico in una smania da risanamento di ancestrale memoria.
La sorte della Ortese, successiva al libro, è stata quella di tutti coloro che secondo indole o per onestà intellettuale (questi ultimi sempre più rari di questi tempi) vedono la realtà per quella che è, senza remore ideologiche od opportunistiche. Chi ama conosce, sostengo io, come è vero il suo viceversa. E questa, a mio parere, imprescindibile dicotomia può mostrare con lucidità la realtà che di volta in volta ci si presenta. Come quando un padre che ama suo figlio riesce a vederne oltre che i pregi soprattutto i difetti, perché sa che tale atteggiamento, per quanto duro possa essere, potrà essergli di giovamento e farlo crescere migliore e più consapevole di se stesso.
Tale attitudine, è dote malvista se non d’impiccio a chi è abituato a far di necessità virtù con i propri interessi. Fin quando ciò appartiene all’umana indole e al suo animalesco istinto si rientra in un certo ordine d’idee che spesso è accettato se non condiviso, ma ovviamente se generalizzata, l’umana tendenza all’egoismo sfocerebbe nella bestialità. E questo, nella sua storia, Partenope l’ha visto più volte. L’opportunismo della classe dirigente ha spesso dato sfogo al popolo, liberandolo da tutti quei freni sociali che normalmente fungono da collante là dove civiltà e diritto coesistono pacificamente. Il popolo, la plebe, il volgo, i lazzari, i cafoni, e sotto tutte le sue spoglie reali e da cartolina. L’unico che può definirsi realmente napoletano, perché possa piacere o no è l’unico, stretto in una morsa matrigna, che a Napoli ci vive, perché è lui che è Napoli.

giovedì 26 marzo 2009

ce n'est qu’ un debut (continuons le combat)




Ribadisco l’inutilità dei “termovalorizzatori”, soprattutto se non immessi in quell’agognato circolo virtuoso della differenziata e dell’abbattimento degli imballaggi. Aggiungo che questi (infatti sembra che ce ne saranno altri quattro), oltre alle temibilissime polveri sottili, produrranno altrettante pericolose ceneri da combustione e che nessuno ancora ci ha spiegato dove esse saranno smaltite. E’ probabile che le sempiterne discariche fungeranno anche stavolta da tappeto all’umana ipocrisia.
Temo che la crisi dei rifiuti sia servita e serva ancora a quei gruppi di potere che hanno guadagnato e continueranno ancora a farlo sui rifiuti campani.
Oggi come prima, i rifiuti, anche con la costruzione di altri inceneritori, continueranno a scendere verso sud, e, oltre ovviamente i nostri, che purtroppo non mancheranno, rimpingueranno le tasche di Impregilo e soci e il nostro panorama esistenziale.
L’unica grande differenza non sarà la scomparsa dei rifiuti per le strade o nelle discariche, ma la definitiva sanzione della Campania quale pattumiera d’Italia. Mentre prima si sversava illegalmente ora lo si fa secondo legge e con la scorta armata dell’esercito, mentre prima a depositare i rifiuti in un parco nazionale era illegale ora lo faranno i sindaci, il tutto purché non li si veda per strada, e anche su questo avrei molto da recriminare.
Molti dei comuni del vesuviano continuano infatti ad avere la spazzatura per strada, attuano una raccolta differenziata enigmatica e discontinua, molti di questi rifiuti andranno in maniera indifferenziata nei termovalorizzatori, perché così è stato deciso dall’ultimo colpo di coda del governo Prodi.
Così sarà, perché così è stato deciso, perché così deve essere.
Mai ci si è posta la domanda sul perché tutto ciò accada, perché chi si ribella a questo stato di cose deve essere bollato come rissoso e mafioso mentre altrove è considerato uno che combatte per la sua terra? Qua più che per una patria matrigna e dimenticata si lotta per la propria sopravvivenza, per non subire l’estremo affronto di strazianti e spesso incurabili malattie. Il polverone sollevato e la farsa sulla risoluzione del problema rifiuti, ha inculcato all’Italia intera e ancor peggio agli stessi napoletani l’idea di un problema risolto e le nostre colpe lavate dall’intervento dell’uomo forte, ma quanto ci costerà tutto ciò, e quanto costerà all’Italia. Alle porte dell’apatia mediatica incombono le centrali nucleari e le loro scorie. Napoli e i suoi rifiuti non sono stati che l’inizio della colonizzazione delle nostre coscienze.

domenica 22 marzo 2009

martedì 10 marzo 2009

La furia dell'elemento



Se mi vedete tanto incazzato (Oops! Innervosito) non è certo per darmi un tono, ma è quello stato d’animo che segue la nausea da impatto con la dura realtà. Tutto ciò scaturisce dagli eventi che intralciano le mie semplici e umane velleità: una vita tranquilla, la possibilità di un lavoro umile ma onesto, l’opportunità di crescere i miei figli con principi tanto elevati quanto realistici e altre simili facezie.
Sembra facile, ma non lo è, per lo meno se non si ha voglia di recitare quel copione impostoci dall’alto. Eppure non chiedo granché, non voglio un S.U.V., neanche uno schermo al plasma e neanche il quarto d’ora di celebrità, che ormai non si nega più a nessuno. L’ostacolo risulterebbe scaturire da quella piccola e apparentemente insignificante postilla definita libertà.
Ovvio che tutti siamo liberi! Viviamo in democrazia, siamo arbitri del nostro destino, e se non ci piace la tv spazzatura possiamo cambiare canale e così via con gli andanti e le frasi fatte.
Provate però ad immaginare per un attimo l’avere qualcosa di diverso, immaginate qualcosa che non v’appartiene, ma fatelo! Incomincereste ad avere un senso di imbarazzo, di fastidio, di repulsione.
Immaginate di non credere in nessuno dei due schieramenti politici principali del vostro paese, e che le altre rappresentanze neanche vi soddisfino più di tanto. Immaginate poi di avvertire la spiritualità che vi circonda, nelle piccole grandi cose della vita, ma non riuscite farla coincidere con la religione, e cercate infine di immedesimarvi in chi pur vivendo in Italia paga le tasse, non commette abusi edilizi e neanche va contromano.
Ecco vi sentireste fuori dal mondo, o in uno stato di interminabile precarietà, sempre con le valigie pronte, sempre col senso di colpa di aver troppo abusato della propria vitale libertà.
La su menzionata scatola dei desideri, nessuno la spegnerà mai, sarebbe come spegnere le nostre coscienze. Siamo talmente condizionati dalla sua presenza che qualsiasi cosa scaturisca da essa la si accetta incondizionatamente come la sua presenza nelle nostre case. O silenzio! Caro amato silenzio! Che bello alzarsi di prima mattina, soprattutto i fine settimana, quando tutti s’attardano con Morfeo più di quanto non gli sia concesso durante la settimana. E’ allora che ti rendi conto quanto prezioso sia e quante gradevoli sensazioni ti offre lontano dal chiasso mediatico e non.

La settimana scorsa durante un convegno sulla riforma scolastica ci si offriva l’ovvia opportunità di porre i nostri quesiti agli interlocutori. Solo che non tutti costoro amano il dialettico confronto, soprattutto se critico, e via con le autocelebrazioni!

S’è rifatto vivo su un forum il presidente del Parco del Vesuvio, con la sua autocelebrante e paludosa verbosità, ma anch’egli davanti ai fatti a me richiesti non risponde.

Ho scritto all’assessore al turismo della Regione Campania per avere chiarimenti sulla nuova normativa sulle guide turistiche, palesandone alcune incoerenze, ma anch’egli non risponde dal suo auto celebrativo blog!

Anche il mio preside stamattina non ha palesato la sua opinione, temeva forse di uscire allo scoperto con la sua incoerenza? E ha così deciso di nascondersi dietro il muro della normativa.

http://www.ilmediano.it/aspx/visCommenti.aspx?id=4779

http://www.claudiovelardi.it/2008/06/07/nuove-norme-per-le-guide-turistiche-e-gli-accompagnatori-turistici/comment-page-3/#comment-9312

Don't worry about the face, it's only appearance,
bye, Ciro

Notizie dal fronte



Dedicato al sindaco di Ercolano.
Dopo tre mesi, nello stesso luogo, la stessa scena. Lo stesso disappunto di chi passa e ha ancora la voglia di indignarsi.
Per gli altri, tutti coloro che non vedono, e non vogliono vedere, perché così vuole la vulgata governativa, o che riescono tranquillamente a scendere a patti con la loro coscienza, cullati dalla berlusconiana pax mediatica, dedico questa mia invettiva, tanto esplicita quanto esacerbata dalla loro pochezza.
Il sindaco Daniele sostiene che la colpa dei cumuli ancor presenti ( perché mai spariti!) è dei cittadini e della società appaltatrice Jacta, non all'altezza della "differenziata" nel suo comune, io dico che la sua ipocrisia è a monte di tutto. L'esempio del primo cittadino ercolanese ha fornito un alibi, non solo morale, a tutti coloro che non amano sporcarsi le mani. Il sito di stoccaggio provvisorio [sic!] nella già famosa discarica Ammendola/Formisano, in pieno Parco del Nazionale del Vesuvio ha fatto da esempio a tutta l’ignavia vesuviana. Lo sversare lì rifiuti in nome di una decenza estetica non aveva e non ha alcuna ragion d’essere, se non quella di creare un dannoso precedente.
Dal contesto nazionale poi, tra redivivo spirito nucleare e inceneritori sotto sequestro, non c’è da star quieti. Per il nucleare non mi soffermo alla prosopopea informativa che ben foraggiata (perché solo così si spiegherebbe tanta miopia culturale) porta avanti il vessillo del “siamo circondati da centrali nucleari tanto vale averne di nostre” dimenticando agilmente la questione referendum. Ma l’uranio, dove lo andremo a prendere? E le scorie? Le terranno nei loro garages? Perché sono così solerti a fare le pulci alle fonti d’energia rinnovabili, e invece per il nucleare sono cosi acriticamente convinti che sia la soluzione a tutti i nostri mali?
Un’ ultima notizia, neanche tanto nuova in verità. Lo sapevate che i “termovalorizzatori” tedeschi, dove durante la fase calda della crisi campana inviavamo a nostre spese il nostro talquale? Beh erano ad azionariato Impregilo! Si proprio quella del termovalorizzatore di Acerra, del ponte sullo stretto, e di chi più ne ha più ne metta! Come la giri la giri questi ci guadagnano sempre, e noi sempre lì con le braghe calate, e siam pure contenti!

http://napoli.repubblica.it/dettaglio/Caldo-e-immondizia-medici-in-allerta/1455631
Oppure cliccate sul titolo per visualizzare lo stesso link.

domenica 8 marzo 2009

domenica 1 marzo 2009