Io capisco tutto e tutti, capisco anche che esista una dialettica tra le parti e che, per sostenere le proprie tesi, ognuno cerchi di tirare acqua al proprio mulino. Capisco pure i timori che le persone possano avere nei confronti degli sconosciuti, verso l’ignoto più indotto che reale, e prendo atto delle incognite e delle problematiche che scaturiscono da un’immigrazione spesso ingestibile o mal gestita e soprattutto inarrestabile da che mondo è mondo, ma non accetto la mistificazione della realtà.
Soprattutto non accetto le generalizzazioni, che fanno male
sempre a tutti, a chi le subisce ma anche a chi le fa, ma sopra ogni cosa, non
posso assistere in silenzio a proclami governativi infondati e che vanno in
maniera talvolta opposta ai dati reali, soprattutto quando questi sono quelli
ufficiali e prodotti da organi afferenti al governo stesso.
Secondo l’attuale governo, l’Italia è preda di un’invasione
straniera e di conseguenza i nostri confini vanno protetti ad ogni costo da
questa inesorabile avanzata. Ora, senza volermi soffermare sulle rotte
migratorie e dei tanti paesi interessati nei vari anni da questi flussi, e con
cifre spesso rilevanti col mutare degli eventi bellici e climatici e non sempre
a scapito del nostro paese; situazioni che meriterebbero quindi altro spazio
per un approfondimento. Mi rivolgo però ai più recalcitranti negazionisti del
neofascismo e chiedo a loro se le affermazioni governative ricordino più il
ventennio fascista che una democrazia del ventunesimo secolo. Inoltre, pare,
sempre secondo altri ministri, che pure dovrebbero occuparsi più del loro
dicastero che del fenomeno migratorio, che a commettere i reati siano gli
stranieri più degli italiani quasi come se l’immigrato, l’extracomunitario, il
nero, il marocchino, o in qualsiasi altro modo lo si voglia chiamare, sia il
male assoluto, ben coadiuvati da una stampa che mette in risalto ogni reato
commesso dallo straniero, soprattutto se questo ha la pelle scura e viene dal
sud del mondo.
Un modo come un altro per distrarre l’opinione pubblica
dalle proprie inadempienze o da quelle politiche economiche meno popolari e
meno accattivanti della creazione di un nemico, un nemico che ci distragga da
altro. Ma siccome è giusto verificare con dati alla mano quanto sospettato da
chi ha un minimo di scetticismo e scarno di preconcetti, si fa notare che la
popolazione carceraria italiana, in data
31 gennaio 2024 è costituita da 60.637
detenuti totali di cui 18.985 stranieri; di questi 44.555 sono gli italiani con condanna
definitiva e 13.407 gli stranieri.
Ora posta la presunzione di innocenza statutaria nel nostro
paese e la presenza di circa 5 milioni
di stranieri registrati in Italia, i condannati stranieri per vari reati in
Italia sono circa lo 0,27% della
popolazione straniera presente nel nostro paese contro un più basso 0,08% dei detenuti italiani e calcolato
sulla popolazione totale di circa 59.000.000
di abitanti che, al netto dei su citati 5 milioni di stranieri, non cambia
che in maniera infinitesimale. Tutto questo ragionamento vorrebbe dimostrare
che, utilizzando il fattore della condanna definitiva come elemento
caratterizzante di una presenza criminale nel nostro paese, risulta che nelle
nostre carceri è maggiore la presenza degli italiani rispetto a quella degli
stranieri. Ovviamente, così come sopra illustrato, le cose cambiano se
valutiamo il discorso in base alla percentuale dei condannati in via definitiva
stranieri rispetto al numero complessivo della popolazione non italiana
presente in Italia.
Ammesse le attenuanti economiche e le normative più
restrittive rispetto alla popolazione straniera ed extracomunitaria, potremmo
ammettere che, benché maggiore, la percentuale dei condannati stranieri è
irrisoria rispetto al contesto globale ma soprattutto se è vero che i reati non
caratterizzano il paese di provenienza, l’etnia, etc., come vorrebbe invece qualcuno,
a questo punto, se questo fosse una discriminante reale dovremmo incominciare a
porci dei seri problemi interni, soprattutto se valutassimo la popolazione
carceraria italiana in base alla provenienza regionale interna, dove si
evincerebbe un primato della presenza, nelle patrie galere, della popolazione
campana e in linea globale quella delle regioni meridionali, almeno valutando
l’andamento degli ultimi vent’anni.
Qual è il problema quindi, il reato o chi lo compie? Cosa
cambia se sono vittima di un crimine, se a commetterlo è un italiano o uno
straniero, se è un umbro o un pugliese, un campano o un valdostano?
2.
https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_1_14_1.page?contentId=SST459008
3.
https://noi-italia.istat.it/pagina.php?L=0&categoria=4&dove=ITA
Nessun commento:
Posta un commento