giovedì 22 settembre 2011

SAN SEBASTIANO. LE CONTRADDIZIONI DELLA FESTA DELLA LEGALITÀ

Un mio articolo di un anno fa, pubblicato su ilmediano.it del 24/09/2010. Ho deciso di pubblicarlo anche sul blog perché ho scoperto che lo stesso fu motivo di dibattito in un'aula liceale, la qual cosa, come giornalista e professore, non può che farmi piacere e gioirne con una punta d'orgoglio. Cliccando sul titolo si ha accesso ad un argomento affine e d'attualità in questi giorni.

Anche quest’anno a San Sebastiano, si celebreranno le giornate della legalità. L’evento si presenta sotto forma di premio nazionale dal titolo: “Per la Cultura della Legalità e per la Sicurezza dei cittadini”.


Ancora una volta nel bel comune di San Sebastiano si celebra il caro estinto della legalità che definirla figlia della speranza è a dir poco irrisorio, soprattutto nei confronti di tutti coloro che ne sentono, da tempo immemorabile, la mancanza.
Ancora una volta si faranno sfilare gli inconsapevoli studenti delle scuole locali. Si prodigheranno in evocative coreografie, che di bello hanno solo la fiduciosa e ingenua operosità dei giovani e di qualche loro insegnante ma nulla più, nulla rispetto a quello che li circonderà una volta usciti dall’artificioso contesto sansebastianese. A nulla varrà tutto ciò, quando dovranno scontrarsi contro la dura realtà di un territorio svuotato da ogni speranza di emancipazione razionale dall’illegalità.

Già in passato si è fatto notare quanto vituperio della democratica convivenza vi fosse anche in questo luogo ameno, si è anche sostenuto quanto importante fosse accompagnare i giovani in un coerente cammino di norme scritte e morali che li tutelassero e aiutassero a crescere, magari migliori di noi. Ma tutto ciò non può essere realizzato con due balletti, un convegno e qualche comparsata, ancor meno con un monumento di dubbia utilità e di opinabile qualità estetica eretto in questi giorni fuori l’edificio comunale in onore di una pace dalle radici poco profonde, qui come altrove nel mondo.

Ben meno soggettivo del nostro gusto estetico risulta essere però l’evidenza che nel piccolo paese vesuviano non sia tutto oro quel che luccica; le periferie languono, per infrastrutture e igiene urbano (mercoledì gli abitanti di viale delle Industrie, hanno dato fuoco ai cumuli di aghi di pino abbandonati da settimane in balia del vento) e il centro, celebrazioni a parte, non sembra godere di ottima salute.
Si obietterà che, se pur lentamente, a San Sebastiano al Vesuvio si effettuano lavori di ristrutturazione della viabilità pubblica e che la raccolta “porta a porta” della differenziata funziona ormai da anni.

Tutto ciò è vero e acquisisce un valore tutto suo qualora si usino a termine di paragone le ben più complesse realtà limitrofe ma ce da chiedersi se tali gentili concessioni non siano altro che l’obbligatorio impegno di un’amministrazione locale e non un’ elargizione a mo’ di favore personale. Questo comportamento risulta essere offensivo quanto la stessa inerzia di chi invece se ne frega dei propri concittadini.
Le stesse scuole da cui provengono quei giovani che accoglieranno l’ospite di turno e che contorneranno le verbose cariche locali nei loro panegirici, versano in condizioni pietose.

Cosa penseranno quei ragazzi quando, rientrati nelle loro aule fatiscenti, la porta non si chiuderà perché le maniglie non esistono, cosa penseranno quando col sopraggiungere dell’inverno saranno costretti a vestire i cappotti in classe per il riscaldamento che non funziona o per gli spifferi della finestra, rotta dall’ultimo atto vandalico e mai riparata.
Come cresceranno questi ragazzotti dalla vita facile, certo non con senso critico; quello, vista l’età, è la famiglia che te lo infonde per prima, altrimenti, il buon senso e le istituzioni civiche daranno il buon esempio quando la ragione sarà tale da captare i diritti e doveri di cittadino. Ma come potranno questi ragazzi di San Sebastiano capire dov’è il limite tra legalità e illegalità quando vivono in contesti di illegalità e di anarchia morale?

Normalmente loro stessi, nella più totale impunità, quando addirittura non li si giustifichi, imbrattano i muri cittadini con vernice spray, disegnando i simboli del consumismo, i logo delle loro marche più prestigiose o col monogramma del dollaro. Scorrazzano per le vie cittadine con i loro motorini e i loro cinquantini senza ritegno e prudenza alcuna. Strappano i libri fuori i cancelli della scuola a fine anno perché vedono in quell’istituzione una sorta d’ imposizione, un qualcosa di inutile dove sono stati costretti a restare per circa nove mesi del loro anno solare e nulla più.
Lo scorso dicembre ci interessammo di un fatto di estorsione avvenuto nella stessa cittadina vesuviana; sottolineammo come l’amministrazione comunale e le istituzioni tutte furono vicine all’esercente taglieggiato. Nonostante tutto però molte cose non tornavano, per esempio il poco clamore dato anche in ambito cittadino all’attentato incendiario perpetrato a danno del bar in questione.

Inoltre la recalcitranza da parte dei proprietari ad essere intervistati e a permettere di fotografare una parte della struttura ci lasciò alquanto perplessi. Il nostro scetticismo fu messo da parte, anche perché la buona fede dei proprietari era supportata dalla garanzia istituzionale. Qualche tempo dopo mi fu fatto notare da alcuni vicini che una parte della struttura in questione, quella che mi si sconsigliava, per questioni “estetiche”, di fotografare, era palesemente abusiva ed effettivamente la struttura prefabbricata ricorda proprio quello stile proto-abusivo così comune dalle nostre parti, quello che ti trasforma una struttura rimovibile gradualmente in abitazione, tutto sotto gli occhi di tutti.

Se confermata questa cosa, di per sé plausibile, visti i molti esempi riscontrabili sul territorio, lascia intendere la concezione di legalità vigente alle nostre latitudini, non certo priva di incongruenze e tendente a puntare il dito sul grosso reato più che sulla quotidiana illegalità. Forse è più facile additare un qualcosa che, pur essendo immensamente più grave, non ha una faccia ben precisa e tutto sommato la si sente lontana ma latente come la morte. Un po’ come il fumatore incallito che non accende le sigarette con lo zippo per non inalare i gas di benzina e nel frattempo, gradualmente, s’avvelena col tabacco. Allo stesso modo non si vuol vedere il marcio che sottostà al nostro tessuto sociale e che spiana il terreno al mortale cancro mafioso.

È comunque risaputo che criticare è molto più facile dell’agire, chi fa è soggetto a critiche come chiunque non resti con le mani in mano, e allora, in questo spirito, sarebbe opportuno proporre qualcosa di più concreto invece delle solite, anche se necessarie parole; orbene, perché non destinare allora i soldi di queste celebrazioni (totem della pace compreso?) con annesso concerto a qualcosa di più utile per la collettività? Magari fornire un’illuminazione, degna di questo nome, a qualche strada, aggiustarne qualcun'altra, aprire finalmente la stazione fotovoltaica di via Panoramica che langue ormai da anni, tutto quello che manca e ci spetterebbe di diritto.

In questo modo, non si accontenterebbero tutti i criticoni di questo mondo ma senz’altro sarebbe un buon inizio. O no?

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