venerdì 19 agosto 2011

1944


“Una ragazza in piedi sulla riva sabbiosa, là dove l’erba verde moriva nelle onde, si pettinava guardando il mare. Guardava il mare come una donna si mira in un specchio. Da quell’erba nuova, appena creata, ella nuova alla vita, ella appena nata, si mirava nell’antico specchio della creazione con un sorriso di felice stupore, e il riflesso del mare antico tingeva di un verde stanco i suoi lunghi, morbidi capelli, la sua pelle liscia e bianca, le sue mani piccole e forti. Si pettinava lentamente, e il suo gesto era già d’amore. Una donna vestita di rosso, seduta sotto un albero, allattava il suo bambino. E il seno, sporgente fuor del corpetto rosso, era bianchissimo, splendeva come il primo frutto di un albero appena sorto dalla terra, come il seno della prima donna della creazione. Un cane, accucciato presso gli uomini addormentati, seguiva con gli occhi i gesti lenti e sereni della donna. Alcune pecore brucavano l’erba, e ogni tanto alzavano la fronte, guardando il mare verde. Quegli uomini, quelle donne, quegli animali, erano vivi, erano salvi. Lavati dei loro peccati. Già assolti della viltà, della miseria, della fame, dei vizii e dei delitti degli uomini. Avevano già scontato la morte, e la discesa all’inferno, e la resurrezione”

Curzio Malaparte – La pelle

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