venerdì 4 settembre 2009

L'Italia non è un' espressione geografica?


Se vivessi in un contesto come quello statunitense dove ogni casa ha la sua bandiera esposta e dove anche alla partitella domenicale suonano l’inno nazionale, assisterei con un po’ d’imbarazzo davanti a tanto sciovinismo, soprattutto se non ne fossi parte integrante.
Ma assistere alla questione sollevata, per i 150 anni dell’unità d’Italia, lascia letteralmente sconfortati.
Il precedente governo Prodi, aveva previsto grandi celebrazioni per la commemorazione dell’unificazione nazionale, con addirittura la previsione di adeguamenti infrastrutturali in occasione dell’evento, ma sembra che tutto ciò non piaccia al nostro altrettanto patriottico governo.
L’intenzione è quella della sobrietà, del risparmio, del limitarsi alle semplici cerimonie formali, del resto è risaputo, c’è la crisi!
Usando quel tanto di cervello che basta, giusto per non farlo ammuffire, verrebbe da chiedersi se avessero, per assurdo, in concomitanza dei mondiali di calcio del “90, negato a Montezemolo i soldi per le infrastrutture, dicendogli che tanto per le partite di calcio i campi c’erano e bastavano (cosa forse vera, ma alla FIAT non si comanda!), cosa sarebbe accaduto?
E se si fosse soltanto ventilata una simile ipotesi per le Olimpiadi invernali di Torino o per qualsiasi altra manifestazione sportiva organizzata nel Bel Paese, sarebbe stata data per fondata, plausibile?
Si sa che il nostro paese spolvera il tricolore soltanto ai mondiali di calcio, per sentirsi un tutt’uno davanti alle eventuali imprese azzurre, ed è anche risaputo che durante le feste nazionali si tira fuori più la fornacella che la bandiera, ma un minimo di ritegno nazionale ci vuole, anche per salvare le nostre modeste patriottiche apparenze. Del resto, l’Italia sembra ancora essere una nazione e poi, se si andasse appresso a tutte le crisi, reali o fittizie, non si farebbe più nulla in questo paese, vista anche l’innata capacità ad attirare sfiga che si ritrova il suo brillante primo ministro.
Non che celebrare col cemento l’unità d’Italia sia necessario e imprescindibile, ci basterebbero anche i voli delle Frecce Tricolori, ammesso che Gheddafi ce lo consenta ancora, o qualche bel concerto al Quirinale. Ci si chiede poi, il perché, per cacciare i soldi, lo stato abbia bisogno esclusivamente dell’evento da celebrare o della causa di forza maggiore, per adeguare una strada, un monumento una piazza a uno stato più consono a un paese civile.
Ma in tutto questo, perché porsi il problema proprio in questo caso e non altrimenti?
Sarà anche questo l’ennesimo scotto governativo da pagare alla lega?

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