Stavolta non è più il Vesuvio con “i
cinghiali che sbranano le persone“ ma è sempre un altro splendido vulcano
campano ed area protetta, quella di Roccamonfina,
a portare alla ribalta la presenza di fantomatici animali selvatici.
e accade
quindi che ieri, in località Torano,
così come avverte in un post il sindaco Carlo Montefusco, appaia d’improvviso un orso. Stavolta però, il singolare
incontro, sempre in base alle informazioni ormai divenute virali e diffuse dai
social durante tutta la serata del 23, sono state inoltrate al primo cittadino proprio
dai Carabinieri del nucleo Forestale di Roccamonfina. Questi ultimi, contattati
dal sottoscritto nella mattinata di oggi, confermano la ricezione della segnalazione
da parte di una persona che sostiene di aver visto un orso, ma non confermano
la veridicità di tale incontro, non essendoci al momento foto che ritraggono
l’animale, né tanto meno altre testimonianze dirette o attendibili che
riscontrino la presenza dell’animale nei suddetti luoghi.
Innanzitutto, e nella speranza che, prima di allarmare la
popolazione, si consulti finalmente uno zoologo o altri esperti del campo, è fondamentale
specificare che non esistono corridoi
naturali tra il pur lontano Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove
è effettivamente presente l’orso marsicano, e il Parco Regionale di Roccamonfina. Invece, un luogo dal quale
potrebbe, più verosimilmente, arrivare un ipotetico orso, è il neocostituito Parco Nazionale del Matese ma, così
come ci informa il biologo ed ex presidente del Parco Nazionale del Vesuvio, Maurizio Fraissinet, sebbene sul
versante molisano siano state avvistate tracce irregolari dell’animale, non ci
sono attestazioni su quello campano, e non basta; Infatti, sempre come
asserisce il naturalista, ammesso e non concesso che un orso possa essersi
spostato dal Matese verso Roccamonfina, il plantigrado avrebbe dovuto
attraversare l’A1, la ferrovia, la Casilina, l’Appia e una miriade di barriere antropiche che lo avrebbero messo in seria
difficoltà se non addirittura procurarne la morte e, soprattutto, viste le sue
dimensioni, lo avrebbero reso visibile molto prima del suo arrivo presso la
città campana.
Un’altra ipotesi, forse più plausibile, potrebbe essere
quella di un possibile abbandono da parte di un circo o di un delinquente che
abusivamente lo custodiva, ma andrebbe fatto anche notare che un animale
vissuto in cattività sarebbe molto più incline nell’avvicinarsi all’uomo e al
suo ambiente ma, al momento, ciò pare non accadere, paventando così un caso
molto simile a quello della famigerata pantera
beneventana di qualche anno fa, quando tutti cercavano quell’animale che
nessuno trovò mai e che forse, altro non era, che un grosso cane scuro, scuro e
oscuro come quello avvistato a Roccamonfina.
Ciò che fa più pensare è che dai tempi del proverbiale lupo cattivo delle favole ad oggi, l’animale selvatico viene visto ancora come il catalizzatore delle nostre paure, lo spauracchio di molte problematiche legate al contesto agropecuario, il capro espiatorio per le nostre incoerenze e per le nostre inadempienze. Le reti sociali amplificano poi questo sentimento ancestrale, impedendo, talvolta in maniera subdola, la corretta comprensione di un mondo naturale sempre più contrastato dalla nostra presenza umana; è quindi molto più facile vedere gli orsi volare da un parco all’altro, così come si faceva una volta con gli asini che accettare pacificamente la loro esistenza.
Immagini create con l’IA
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