martedì 10 aprile 2018

Cient’anne nun m’abbastano



Cento anni non mi basteranno per saziare la mia voglia di sapere, la mia smania di capire, ma anche la mia necessità di condividere quello che sento e quello che penso con chi mi accompagna lungo la mia strada. Pensieri e riflessioni durante il Sabato dei Fuochi.

Una volta lo chiamavano ideale, da sempre la chiamano fede, per la scienza è quell’innato istinto che ti spinge a condividere buona parte delle tue emozioni, nel bene o nel male, con i tuoi simili. Non voglio addentrarmi in contesti che non mi appartengono o là dove potrei travalicare l’opportuna soglia dell’umiltà intellettuale, ma le mie emozioni, ancora una volta, ve le posso raccontare nudamente, come quasi sempre ho fatto; per cui, a voi piacendo, continuerò a farlo in questo contesto.
Sì, anche io, malgrado la mia recalcitrante attitudine a non manifestare quello che provo, (non ballo e non canto, anche con ettolitri di vino in corpo), mi emoziono ed è quell’emozione e il suo ricordo che mi spinge a salire ogni anno sul Ciglio. Ogni anno che lo faccio c’è un valore aggiunto che mi rinfranca, che è quello dell’amicizia che si consolida, quello della stima che ci accomuna, degli anni che passano (e che si fanno sentire, nelle gambe e ne fiato) e che ti legano a loro ma che, insolubilmente, ti legano alla tua Terra, quella che, in un modo o nell’altro, ti appartiene, perché spiritualmente e chimicamente ne fai parte.
Non avete idea di quanta differenza esista e quanta eterogeneità umana ci sia sulla vetta del Monte Somma durante la devozione alla Mamma Schiavona ma non si vede e, salvo eccezioni, salvo chi ‘a Muntagna la vede solo da lontano (quando la vede!), non si sente alcun divario tra te e chi ti sta di fronte, ‘ngopp’o Ciglio simme tutt’eguale! Del resto è molto facile realizzare quest’uguaglianza, basta salire e il miracolo è fatto. Sarà antropologicamente scontato ma io, lassù, sto bene e nun me ne vulesse maje ji. Per questo, ancora una volta: levataccia alle tre del mattino, fumo di scarico lungo il percorso, sovraccarico endogeno ed esogeno da trasportare fin lassù; ma, quando arrivi, forse sarà per questo, sei più vicino a Dio o quello che vorresti ch’esso sia.
Mi sono da tempo rassegnato che non posso dimostrare l’esistenza o l’inesistenza di Dio ma posso senz’altro crederci a modo mio e pregarlo laicamente come meglio ritengo. Per cui, ecco! Questa è la mia preghiera laica, pagana, cristiana, cattolica, panteista, agnostica, beona, non lo so, ma per me Pasqua è oggi che è il Sabato dei fuochi. Per cui salgo ancora una volta lassù con i miei fratelli e le mie sorelle e, almeno per un giorno, recito con loro questa preghiera e mi sento più alto, più leggero, più vero.
Pe’ cient’anne!


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