Cento anni non mi basteranno per saziare la mia voglia di
sapere, la mia smania di capire, ma anche la mia necessità di condividere
quello che sento e quello che penso con chi mi accompagna lungo la mia strada. Pensieri
e riflessioni durante il Sabato dei Fuochi.
Una
volta lo chiamavano ideale, da sempre la chiamano fede, per la scienza è
quell’innato istinto che ti spinge a condividere buona parte delle tue
emozioni, nel bene o nel male, con i tuoi simili. Non voglio addentrarmi in
contesti che non mi appartengono o là dove potrei travalicare l’opportuna
soglia dell’umiltà intellettuale, ma le mie emozioni, ancora una volta, ve le
posso raccontare nudamente, come quasi sempre ho fatto; per cui, a voi piacendo,
continuerò a farlo in questo contesto.
Sì,
anche io, malgrado la mia recalcitrante attitudine a non manifestare quello che
provo, (non ballo e non canto, anche con ettolitri di vino in corpo), mi
emoziono ed è quell’emozione e il suo ricordo che mi spinge a salire ogni anno
sul Ciglio. Ogni anno che lo faccio c’è un valore aggiunto che mi rinfranca,
che è quello dell’amicizia che si consolida, quello della stima che ci
accomuna, degli anni che passano (e che si fanno sentire, nelle gambe e ne
fiato) e che ti legano a loro ma che, insolubilmente, ti legano alla tua Terra,
quella che, in un modo o nell’altro, ti appartiene, perché spiritualmente e
chimicamente ne fai parte.
Non
avete idea di quanta differenza esista e quanta eterogeneità umana ci sia sulla
vetta del Monte Somma durante la devozione alla Mamma Schiavona ma non si vede
e, salvo eccezioni, salvo chi ‘a Muntagna
la vede solo da lontano (quando la vede!), non si sente alcun divario tra te e
chi ti sta di fronte, ‘ngopp’o Ciglio
simme tutt’eguale! Del resto è molto facile realizzare quest’uguaglianza,
basta salire e il miracolo è fatto. Sarà antropologicamente scontato ma io,
lassù, sto bene e nun me ne vulesse maje
ji. Per questo, ancora una volta: levataccia alle tre del mattino, fumo di
scarico lungo il percorso, sovraccarico endogeno ed esogeno da trasportare fin
lassù; ma, quando arrivi, forse sarà per questo, sei più vicino a Dio o quello
che vorresti ch’esso sia.
Mi
sono da tempo rassegnato che non posso dimostrare l’esistenza o l’inesistenza
di Dio ma posso senz’altro crederci a modo mio e pregarlo laicamente come
meglio ritengo. Per cui, ecco! Questa è la mia preghiera laica, pagana,
cristiana, cattolica, panteista, agnostica, beona, non lo so, ma per me Pasqua
è oggi che è il Sabato dei fuochi. Per cui salgo ancora una volta lassù con i
miei fratelli e le mie sorelle e, almeno per un giorno, recito con loro questa
preghiera e mi sento più alto, più leggero, più vero.
Pe’ cient’anne!
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