mercoledì 12 dicembre 2012

Napoli da lontano

5 dicembre 2012 16:15 0 commenti Articolo letto 70 volte

La vivibilità a Napoli e provincia è sempre più bassa. Lo dice la ventiduesima edizione della ricerca annuale de Il Sole 24 Ore che classifica Napoli al 105° posto. Tutto ciò, invece di stimolare la riflessione ha suscitato solo polemiche innescate da un tardivo amor proprio e da un commento dello scrittore Erri De Luca. È fin troppo facile parlare dei lati belli di Napoli, quelli che ricordiamo quando ne siamo lontani, perché si sa che, la nostalgia, è canaglia, come la cantavano Albano e Romina, e ci fa ricordare solo il bello dei nostri luoghi nativi.
Sarà stato così anche per Erri De Luca che lontano da Napoli pontifica sulla nostra città, così come fanno molti ex napoletani o sedicenti tali, quelli che tramandano un’immagine fin troppo edulcorata di Partenope.
Chi vi scrive ama la sua città e ne riconosce l’unicità, ma fa questo non solo con il cuore, cosa forse troppo difficile da evitare, ma anche con la mente, avendone una certa nozione di causa, per i suoi trascorsi di guida turistica. Anch’io non sopporto certe classifiche e ne soffro per il freddo utilizzo, ma non tanto per la loro, si spera scientifica essenza, ma per la lettura discriminatoria che spesso se ne fa, ad uso e consumo di chi propaga altre nordiche unicità.
Detto questo, dissento, dissento pienamente dalla “poesia” di Erri De Luca. Lo scrittore ha prodotto pagine meravigliose sulla mia città ma io ci vivo ancora qui e fin quando non farò come lui e molti altri, fin quando non me ne andrò e se mai lo farò, mi permetto di fare notare alcune cose, alcune realtà che vanno ben oltre l’interpretazione a senso delle parole dell’autore e della loro esegesi.
Lui parla di una città aperta anche di notte, ma dove? Quando? Qual è questa città dove puoi passeggiare anche di notte? Non certo quella delle periferie, e fin qui siamo nell’ordinario, ma lo stesso centro storico, cala nel torpore più assoluto dalle venti in poi e diviene terra di nessuno, o meglio, di chiunque voglia fare quel che vuole. Ragazzetti volgari che sfrecciano impunemente in motorino scippandoti, minacciandoti o picchiandoti semplicemente perché così gli dice la testa.
Anch’io come Erri De Luca ho viaggiato e ho visto e conosciuto altre realtà e che quotidianamente, anche sul lavoro, confronto con la mia vita napoletana, e posso assicurare che altrove, una ragazza, in pieno centro, può passeggiare liberamente e vestita come vuole, anche di notte, senza per questo essere apostrofata, ingiuriata, e quanto di peggio una maschilistica mente possa pensare. Su questo non c’è nessuna poesia che tenga.
Non parliamo poi della delinquenza organizzata o meno che sia, che penalizza il commercio, che ti impone il pizzo e si insinua talmente tanto tra le maglie della città, che si radica così tanto nelle nostre menti, nella nostra cultura da considerarla se non essenziale, ormai ordinaria, tanto da non farci più caso o addirittura essendone partecipi. Molti esercenti mettono nel calcolo delle spese, a priori, la tangente per il clan di zona e si ribellano soltanto quando ritengono che si sia superato un limite ragionevole di spesa. Molte ditte appaltatrici si rivolgono alla camorra per danneggiare i concorrenti, pur non essendo direttamente legate alla delinquenzialità.
Benvenuti quindi nella città del caffè, della pizza e della mafiosità, dove l’estorsione del parcheggiatore abusivo viene poeticamente vista come arte d’arrangiarsi, così come una volta chi vendeva le sigarette di contrabbando; quanti film evocativi ne hanno fatto un’immagine da macchietta e ora che alle sigarette si sono sostituite droga, armi ed esseri umani? Vi sono ancora così simpatici? Li trovate ancora tanto pittoreschi? Questa è una città dove si gioca a fare i popolani come faceva il Re Nasone ma lo si fa dalle colline del Vomero o dalla Riviera di Chiaia o da tutti quei luoghi sicuri e lontani dalla triste realtà.
L’illegalità è un ammortizzatore sociale dove la camorra da più lavoro dello stato, con tutti i rischi che ne conseguono. È questa una città dove il borseggiato e la violentata, tutto sommato, se la sono cercata, se non meritata, per la loro disattenzione, per la loro poca avvedutezza per il loro osare essere liberi, liberi di passeggiare con tranquillità per strada, questo ovviamente quando non tocca a noi e alle nostre figlie.
De Luca parla del poter mangiare ovunque cose squisite in quel di Partenope, questo potrebbe essere quasi del tutto vero ma obietto su un particolare non poco rilevante, cosa c’è dietro quei prezzi bassissimi e tanto competitivi? C’è quasi sempre il non aver mai pagato le tasse, la non emissione di scontrino e ancor peggio lo sfruttamento feudale dei propri dipendenti, nella norma tenuti a nero e sottopagati, pensiamoci bene quando ci ergeremo a giudici dei nostri dirimpettai cinesi.
Lui parla di un panorama stupendo e con il lirismo che lo contraddistingue ci parla di quel meraviglioso vento di mare che solo a Via Caracciolo sa catturare i tuoi sensi e la tua anima ma da lì, da lontano, ancor più da Roma da dove tutto è molto più bello, più poetico, sì, è possibile vederla in questo modo.
Perché lì, forse, la puzza del percolato non gli arriva sotto al naso, i marciapiedi ricoperti di sterco canino e che ti costringono a camminare per le malridotte strade non si vedranno da così lontano e la candida polvere d’amianto che invade le periferie napoletane e i polmoni di chi le vive, che ne sa lui, di tutto questo, il vento non farà “l’aria leggera” ma l’ammorberà come le nostre vite di napoletani veri.
La quotidianità a Napoli è molto più dura che altrove, sì, è vero, talvolta ti forma, ma spesso ti corrompe o ti annienta, è molto facile fare di necessità virtù, fare dei nostri guai il nostro vanto, uno stratagemma degno della nostra arte d’arrangiarsi ma lo capirei in uno che lo fa perché ci deve sopravvivere qui ma non da qualcuno che deve arricchirsi con la nuova e aggiornata Napoli da cartolina.
Ma a Napoli è difficile fare anche il turista, per il pressapochismo e la miopia culturale degli operatori del settore, dove un prodotto turistico che si vende di per se, per le sue unicità, si contrappone con scarsi e sommari investimenti, nel pubblico come nel privato ma le impareggiabili bellezze della mia città prevarranno negli occhi e nel cuore di un turista, cosa che non può accadere a chi turista non è e deve combattere ogni giorno contro Napoli, la napoletanità, la mafia, la mafiosità e soprattutto il qualunquismo!

di Ciro Teodonno



4 commenti:

  1. Da uno che se n'e' andato ormai da quindici anni: sottoscrivo pienamente, ma teniamo presente -come ebbe a dire Saviano una volta- che Napoli e' la cartina di tornasole dell' Italia intera.

    Tutto a Napoli e' piu' esposto, visibile, teatrale, estremo , ma gli stessi virus sono endemici sul territorio nazionale e infestano i rottami di quella che fu (se mai lo fu) la "societa' civile" italiana.

    E allora ben venga la poesia di De Luca, se serve a recuperare dalle macerie, e magari dalla memoria, un po' di quel bello che diventa sempre piu' difficile trovare nelle nostre vite.

    Stando su una magnifica terrazza ai Parioli con un flute di spumante in mano, forse e' eticamente piu' accettabile cantare le bellezze del proprio luogo d'origine che pontificare sui suoi mali...

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  2. Ciao Antonio, ben tornato su queste pagine telematiche. Spero innanzitutto di rivederti in carne ed ossa per le prossime, imminenti e incombenti festività.

    Che dirti, a me piace Erri De Luca, mi piace come scrittore, mi piace quel che dice, mi piace quando parla di montagna, passione che anch’io condivido ma cerco di non soffermarmi davanti all’ormai ieratica figura e alla nostalgica “poesia”. Ci sono personaggi che come De Luca e Saviano vengono spesso tirati in ballo per parlarci di Napoli ma potrei parlarti anche di La Capria e molti altri ancora e che hanno deciso, per vari motivi di vedere la città da lontano e questo limitandomi ai nomi più illustri. Sarà l’aspetto di vecchi saggi o di martiri alla Che ma la sindrome di Zeman impera in questo paese, dove si bada più all’estetica che ai contenuti.
    Di poesia, su Napoli, ne abbiamo tanta e francamente anche migliore della presunta lirica di De Luca, credo che qui ci sia il bisogno più che di quella, di realtà, quella nuda e cruda che viviamo tutti i giorni, per cercare di partire da qualcosa di concreto e non fittizio.
    Io amo e quindi conosco la mia città, e per questo come amo i miei cari, pur conoscendone pregi e difetti, non posso fare a meno di criticarli al momento opportuno e non per questo amarli meno.
    La sedicente poesia di Erri De Luca è per me una nostalgica visione di una Napoli che esiste solo nella mente di chi non la vive, e che più fa questo e più l’immagine diventa bella, sfumando il male radicato a Partenope. Come ho scritto, succede anche a me, quando dopo un mesetto di vacanze, dimentico amianto, diossina e camorra e ricordo solo le gialle pareti di tufo di Sant’Elmo, che arrossiscono al tramonto e simili amenità.
    Questa è solo una delle tante immagini meravigliosamente vissute da me in questa città ma convivono purtroppo con il mesotelioma da amianto che uccide la gente delle periferie, il chiudersi in casa per i roghi tossici, mai terminati, con buona pace di De Magistris e Sodano. Convivono queste immagini con la mafiosità del napoletano comune, che è quella che si vive quotidianamente e che a lungo andare diviene anche più odiosa di quella d’alto rango che spesso mira più in alto.
    Tutto questo, caro amico mio, tranne per quei mesi d’estate, dove mi disintossico di questa droga chiamata Napoli, diviene prevaricante nei miei pensieri e sfuma, in maniera diametralmente opposta, quanto di bello ho sotto agli occhi.
    Saviano dice che Napoli è la cartina di tornasole dell’Italia, io ho sempre detto che era la punta dell’iceberg, e metafore a parte, stiamo là, ma anche se per ragioni diverse e senz’altro giustificabili è un altro che Napoli la vede ormai da lontano e diversamente dai tempi di Gomorra, avrà una visione probabilmente sfumata anch’egli della realtà locale.

    A presto

    Ciro

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  3. Il 21/12/2012 mi vedrete arrivare. Naturalmente a cavallo di un asteroide...

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