domenica 1 luglio 2012

Crisommole






A JURNATA D’A CRISOMMOLA

L’albicocca day, festa del frutto dorato e chiusura di Girando intorno al Vesuvio di Cittadini per il Parco. Un’intensa giornata nella rigogliosa campagna Sommana, tra i prodotti tipici della nostra terra e i ricordi della nostra infanzia.

Scusate il vernacolo, ma l’inglese con la pellecchiella e la beccuccia non ce lo vedo proprio. Ho già in passato sottolineato di quanto possa essere più utile la qualità, il prezzo e la presentazione di un prodotto, spesso scadenti alle nostre latitudini, che lo sterile anglicismo di turno, ma questi sono i tempi e la lingua che meritiamo.
Non è comunque questo il caso della nostra albicocca, nell’unicità di questa terra benedetta dalla sua natura vulcanica e maledetta dagli uomini che la abitano.

Stamattina, sotto le fresche fronde dei noci della tenuta di Casa Barone, a Massa di Somma, s’è tenuta la mostra pomologica delle più importanti varietà locali di albicocche e una visita guidata attraverso la tenuta dell’illuminato Giovanni Marino, imprenditore d’altri tempi e d’altri luoghi. L’evento rientra come conclusione di Girando intorno al Vesuvio, iniziativa di Cittadini per il Parco, che per circa un mese hanno provato, talvolta con successo, a mostrare una faccia diversa del Vulcano, troppo spesso sconosciuto anche a chi lo abita.

È stato davvero un piacere vedere lì esposte alla cangiante ombra dei noci, quei frutti che raccoglievamo da piccoli, spesso arrampicandoci sugli alberi più grandi. Non vi diciamo poi il mangiarli, a stento si è mantenuta la decenza, giusto per l’evento pubblico e il giornale che si rappresenta, ma erano davvero una bontà, alcune ti si scioglievano in bocca, zuccherine e acquose, altre, più callose e croccanti, a ogni morso ti portavano indietro nel passato, un tuffo sinestetico nei ricordi dell’infanzia, di quando si raccoglievano in cònnole di corteccia intrecciata, di quando le mamme ne facevano marmellate e succhi di frutta, di quando, da giugno a luglio, non si faceva altro che mangiare albicocche e a lanciarsi gli ossi per scherzo. Oggi scopriamo che con i duri nòccioli se ne può fare una buonissima e dissetante orzata, con un semplice e antico procedimento che ci eviterebbe, di fronte alla calura, di far fronte a quegli edulcorati e chimici intrugli che il mercato e la nostra cecità c’impone.

Interessante e “ardente” la visita al podere, dove oltre ai frutti dorati che piegano i rami degli alberi quasi fin terra, s’ammira l’accanita e rigogliosa crescita dei pomodorini del Vesuvio, che meraviglia! Solo a vederli là, tra quella terra arsa e polverosa, li immaginiamo freschi in un piatto di pennette, con la sinergica complicità del basilico a trasferirci tutto il dolce di quell’amara terra, che antitetica goduria!
Dal languore che sovviene, ci s’accorge che l’ora di pranzo è vicina, giusto il tempo di assaggiare una crostatina all’albicocca, debole scusante per compensare un ottimo bicchiere di catalanesca fresco e fruttato. Ma il caldo c’assale di nuovo, forse è meglio cercare riparo nel più fresco ambito domestico, là dove si potranno meglio rielaborare le antiche sensazioni di questa bella mattinata e magari valutare se tornare il pomeriggio a perseverare nel peccato, dietro le squisitezze all’albicocca del grande Ciro Scarpato, della pasticceria Angela e i gelati della Scimmia. Ah! Che s’adda fa pe campà!





































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