sabato 3 ottobre 2009

Il dissesto delle coscienze

La Campania ha il 50,3 % del suo territorio a rischio idrogeologico.
I recenti e tragici fatti di Messina hanno riproposto all’assopita attenzione dell’opinione pubblica un problema che riguarderebbe tutto il territorio nazionale.
Usiamo il condizionale poiché l’evidente precarietà della struttura geologica della penisola cozza con i provvedimenti attuati o negati dallo stato in tutte le sue declinazioni.

Ieri sera, il ministro Prestigiacomo e il sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca, durante la rubrica del Tg1, “Tv7”, tra un elogio e un ammiccamento all’immagine di un premier deus ex machina, ribadivano, sulla falsa riga di Bertolaso, il fatto che qualcosa di illecito era stato realmente fatto in quei luoghi.
La ministra, in una sorta di trans, frutto forse della stanchezza, vista anche l’ora tarda, veniva a stento frenata dal giornalista Pino Scaccia nel suo panegirico senza fine e senza senso; che stesse lì non solo perché siciliana e ministro dell’ambiente ma anche perché volenterosa di voler dimostrare di saper fare qualcosa in più che lo shopping ministeriale?
Il sindaco di Messina invece, con la solita litania, del -sono qui da poco-, affermava la necessità di soffermarsi non su quello che era stato fatto (le costruzioni abusive accennate dagli esperti presenti) ma su quello che si poteva fare con i fondi mai stanziati dal governo, per il riassetto dei costoni rocciosi e per la riforestazione delle aree interessate dalle frane.
Francamente aggirare l’ostacolo in questo modo, con indagini non ancora iniziate, con i morti ancora da seppellire e con l’evidenza delle case costruite nelle fiumane, sa di calcolo premeditato più che affermazione a caldo. Magari il primo cittadino di Messina prevedeva la possibilità di elargire nuovi e utili (a future cause elettorali) posti di lavoro per gli addetti forestali, per il rimboschimento delle pendici di quei monti ai quali magari essi stessi avevano dato fuoco tempo addietro, nella speranza che li si richiamasse per la piantumazione delle utili essenze arboree o in virtù di una nuova costruzione abusiva vista mare.
Sta di fatto che stiamo parlando non solo di servitori dello stato, il ministro dell’ambiente, il sindaco interessato e il direttore della Protezione Civile. Ma anche di persone del governo, Bertolaso incluso.
Questo aggiunge gravità al fatto, che tutti, direttamente o indirettamente, sono complici dei reiterati condoni edilizi dei governi berlusconi. Non si tratta di natura matrigna o di un’astratta forza del mare che agisce contro gli inermi cittadini, ma dell’evidente violazioni delle leggi della natura e dell’umano buon senso al fine del consenso e del batter cassa.
La cosa più oscena in questo tragico contesto, è la finta (si spera!) ingenuità con la quale si afferma l’evidenza, ormai arcaica, non solo del dissesto idrogeologico del nostro paese, dove ormai a ogni pioggia, piccola o grande che sia, si sfocia quasi sempre nel danno o nella tragedia, ma anche la palese realtà dell’abusivismo che vige regolarmente in Italia perché plagiato dall’impunità, e lo si fa come si trattasse di un qualcosa ad essi avulso. A Questo va aggiunto un sistema idraulico incapace di sostenere, per obsoleta struttura o per il non previsto aumento delle cubature condonate, gli improvvisi e soverchianti afflussi d’acqua piovana.
Nella nostra regione Campania poi non si può stare certo tranquilli, il ricordo di Sarno del ’98 rimane il più eclatante, ma vadano ricordate anche le vittime di Pozzano nel 1997 e di Ischia nel 2006, e il computo di simili tragedie è limitato ovviamente per difetto, ciò nonostante non sembra che le cose siano più di tanto cambiate.
Colpisce l’impunità delle affermazioni sentite ieri alla radio e in tv, partorite da quelle coscienze disseppellite dalle sagge affermazioni del Presidente Napolitano. Costoro, forse sicuri di non avere niente a che fare con tutto ciò, sanno che in questo paese, dalle molteplici autorità e dalle poche responsabilità, spesso si risale a ritroso, nella ricerca dei rei ma senza trovare mai una figura imputabile. Dove se son tutti colpevoli nessuno lo è veramente, o almeno così ci si vuol far credere.
È nostra opinione che invece siamo tutti colpevoli, quando in assenza di denuncia o in presenza di convenienza, lasciamo che l’acqua scorra ancora una volta verso il mare, trascinando con sé nell’oblio delle sue profondità le umane coscienze.

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