martedì 11 febbraio 2025

Alcune riflessioni sulla Terra dei fuochi

 



Quando scrivo, lo faccio perché sono della vecchia scuola, lo faccio con cognizione di causa, parlo e scrivo con la dignità di chi ha visto e toccato con mano ciò che descrive.

La Terra dei fuochi è stato un concetto per molti astratto, ma è una realtà diffusa che in molti hanno negato o che, davanti all’evidenza dei fatti, hanno provato a ridimensionare, rimandando ad altri responsabilità quanto meno condivise. La Terra dei fuochi nasce in un luogo preciso, nasce tra le province di Napoli e Caserta ma normativamente, con annesso prefetto ad hoc, viene poi allargata ad altri comuni della Campania, includendo buona parte del Vesuviano. Va detto che di terre dei fuochi, in senso lato, lo Stivale ne è pieno ma il caso campano è emblematico e lo è nella misura in cui c’è ancora chi si ostina a negarne non più l’esistenza ma la consistenza e l’ampliamento di questa immane sciagura.

L’errore, o meglio, l’equivoco è legato, oltre alla malafede di molti politici, molti di loro ancora in carica, ma al fatto che, l’inquinamento massivo del territorio sia stato opera esclusiva della camorra, delle cosiddette ecomafie. Ciò è vero e comprovato ma è anche risaputo che la mafia agisce là dove c’è guadagno e anonimato, situazioni che al momento, nelle zone interessate, non sussistono più, vuoi per il clamore mediatico del fenomeno, vuoi per l’assenza di spazi ormai disponibili per nascondere le tonnellate di rifiuti che rimpinguano ancora il nostro territorio. Ma a tutto ciò va sottolineato che le mafie fanno parte del sostrato socioeconomico del nostro paese e pertanto non se ne può parlare come un’entità a se stante, astratta, come in molti fanno, poiché se queste hanno agito liberamente su un territorio così vasto lo hanno fatto perché gli è stato permesso, da una politica compiacente, certo ma una politica scelta da noi e spesso noi stessi abbiamo fatto finta di non sapere e non vedere certe cose, quando non siamo stati i diretti interessati nell’interagire con la criminalità organizzata in maniere diretta o indiretta.

Oggi però, e qui nasce l’equivoco, oggi che le ecomafie probabilmente agiscono altrove e non sono più gli attori principali dello scempio ambientale di quelle zone riconducibili più o meno alla Terra dei fuochi; esiste un qualcosa di più subdolo e sottaciuto che prosegue in maniera lenta e inesorabile la strada intrapresa dalla camorra.

Il suicidio collettivo

Sì, il suicidio collettivo che attuiamo quotidianamente e a nostro scapito, alimentando di nostra mano o demandando ad altri, la Terra dei fuochi. La fonte principale è l’economia sommersa, fenomeno generalizzato dove anonimi opifici ma anche industrie vere e proprie scaricano e sversano illegalmente i loro scarti industriali speciali e pericolosi per non ricaricarne le spese sul loro prodotto finale. Un fenomeno diffuso che, al netto dell’inciviltà, dell’assenza di senso civico, dei rom e degli svuotacantine, è sotto gli occhi di tutti, la linea delle ecomafie è percorsa senza soluzione di continuità, per la serie: la mafia siamo noi.

Ciro Teodonno, Osservatore Civico della Terra dei fuochi, GPG del WWF Italia e ORTAM del CAI