venerdì 5 giugno 2020

C’allamentammo do supierchio




C’allamentammo do supierchio, ebbene sì, ma il nostro difetto non è l’irriconoscenza o la faziosità, ma proprio l’esatto contrario, con l’aggiunta di un elemento fondamentale: la conoscenza!

Eh sì! Perché noi il Vesuvio lo viviamo, lo frequentiamo, lo conosciamo come e più di casa nostra, è la nostra Terra, è la nostra Montagna e non è un’etichetta da usare sui propri prodotti o una delle tante voci da mettere nel proprio curriculum vitae. Noi, il Vesuvio: lo amiamo!
Ecco perché quando leggiamo uno dei tanti spot storciamo il naso, ecco perché quando siamo sommersi da una promozione territoriale parziale e figlia del nulla o quasi ci viene il voltastomaco. Ed ecco perché quando vediamo aprire in pompa magna un sentiero di poche centinaia di metri, già aperto da altri e già percorribile, ci cascano le braccia perché conosciamo una realtà, come quella dei sentieri del Monte Somma o di quelle che furono le pinete del versante meridionale che languono in uno stato a dir poco pietoso, zone soggette a frane e ad abbandono.
La politica delle istituzioni la conosciamo e sappiamo come funzione ma voi, voi irrimediabili partigiani del potere, serbate la vostra saliva per altro, o per altri, stoccatela per i prossimi incendi e sarete senz’altro più utili alla causa.