lunedì 28 aprile 2025

Ci vuole un fisco bestiale …

 … per metter in riga chi le tasse non vuol pagare!


Si fa presto a dire grandi evasori, si fa presto a puntare il dito contro chi ha un nome e un marchio noto, ma chi ha realmente il coraggio di fare nome e cognome del pizzaiolo sotto casa, quello che, oltre a evadere pure lui il fisco, sfrutta anche i suoi dipendenti? Pare che oggi, nonostante un’immersione totale nel capitalismo, usufruendo dei suoi benefici e spesso arricchendosi, in maniera legale o illegale, grazie ad esso, vada di moda criticarlo, un po’ come lavarsi la coscienza sapendo di aver peccato e additando al contempo qualcun altro come peccatore.

Esiste un luogo comune, molto radicato, che vorrebbe le grandi imprese anche come le più cattive, orbene, non è che io voglia difendere le multinazionali, né tanto meno un capitalismo foriero di benessere ma anche di tante sciagure, non è mia intenzione, e penso inoltre che di avvocati e commercialisti, i magnati ne abbiamo pure a centinaia, ma credo che, in linea di massima, anche in questo caso si punti al fenomeno globale per non voler esaminare un molto più sommerso e compromettente fenomeno locale. Una cosa molto simile accade conseguenzialmente anche con l’inquinamento, strettamente legato al lavoro sommerso che, oltre a danneggiare l’erario, inquina come, e talvolta complessivamente più, delle grandi industrie, per risparmiare sullo smaltimento dei rifiuti e mettendo a repentaglio la salute pubblica e soprattutto quella dei propri dipendenti.

È ovvio che un grande marchio, usi tutti i mezzi a sua disposizione per pagare meno tasse ed ottenere maggiori profitti ma è anche vero che le attività dei grandi nomi del commercio e dell’industria nazionale e internazionale siano sotto gli occhi di tutti e pertanto stiano anche molto attenti nell’evadere il fisco illegalmente e al non rispettare i diritti minimi sindacali, perché loro, hanno sì stuoli di avvocati pronti a tutelarli ma soprattutto hanno un nome da difendere e un luogo comune contro.

Il pizzaiolo sotto casa invece, così come il salumiere, il meccanico, l’idraulico, l’elettricista, la ditta di lavori edili, per non parlare dei medici e degli altri professionisti, o dell’impiegato pubblico che fa il doppio lavoro a nero, fanno tutti di necessità virtù ed evadono tranquillamente, e non sempre per sopravvivere. Inoltre, molti di questi esercizi sottopagano, se non sfruttano, i propri dipendenti, spesso approfittando di un mercato del lavoro tendente al ribasso, soprattutto quando si tratta di determinati lavori come quelli agricoli, dove si rasenta la schiavitù allorquando il lavoratore è straniero e magari anche irregolare, in tal caso il ricatto, oltre che la necessità, è assicurato.

È la somma che fa il totale diceva qualcuno, e quindi, se dieci, venti, trenta, cinquanta ma pure cento grandi ditte evadono, queste non danneggeranno lo stato così come possono farlo milioni di piccoli e medi evasori. uindi un alibi quello dei grandi evasori, anche abbastanza sfruttato da un populismo trasversale a tutti i partiti politici, quello del puntare il dito verso di loro, è come sparare nel mucchio senza cogliere il centro e beccare solo il malcapitato di turno e senza scalfirlo più di tanto.

Mi piacerebbe allora mettere sullo stesso piano un impiegato di Amazon al primo contratto e un giovane garzone di una qualsiasi bottega italiana, oppure un dipendente di Carrefour e il cameriere di un ristorante, chi sarà il più sfruttato dei due? E dove preferirà lavorare nell’eventualità potesse scegliere? La retorica politica attacca tutto ciò che è potere, spesso perdendo d’occhio ciò che realmente potere è, e soprattutto ciò che è sostanziale e quindi più importante, ovvero abbattere lo sfruttamento dei lavoratori. Invece, secondo un andante, il piccolo evade e sfrutta per sopravvivere mentre il grande lo fa per aumentare i guadagni. Sarà anche così ma lo sfruttamento rimane sempre tale e per lo sfruttato non cambierà la situazione se a farlo sarà la FIAT o Ciruzziello a mare, anzi, ha più speranza di essere difeso dai sindacati nel primo caso che ne secondo.

Un altro diffuso luogo comune è poi quello del lavoro domenicale o quello festivo, ecco, anche qui in questo caso, credo che si confonda la sostanza con la forma. Certo, in un mondo idilliaco, magari più prossimo ad un nostro passato recente, la domenica i negozi erano chiusi, e si stava tutti in famiglia, un’immagine bella, nostalgica ma poco vicina alla nuova realtà socioeconomica in cui viviamo. Messa da parte ogni sovrastruttura ideologica, dobbiamo infatti renderci conto che abbiamo accettato, dal dopoguerra ad oggi, un’economia di mercato che, nella sua logica benché discutibile evoluzione, ci porta a fare i conti anche con la nostra coscienza, non che tutto vada accettato a prescindere, ma quando ci va bene il capitalismo perché ci conviene, non possiamo avversarlo a prescindere quando non ci piace. Se andiamo al bar la domenica o al ristorante nei giorni di festa potremmo accettare anche che i centri commerciali siano aperti. E questo è il punto focale della situazione, qual è il vero problema, il moloch del centro commerciale, o il lavoro festivo? Il problema è ideologico o pratico? Esistono tanti servizi che funzionano nei giorni festivi, certo, molti di essi essenziali per la vita sociale come la pubblica sicurezza o sanità, ma pur sempre di lavoro si tratta, e per questo opportunamente remunerati per il sacrificio del loro tempo libero; ed è qui che i nodi vengono al pettine, è più giusto che nei festivi non si lavori o che i diritti di questi lavoratori vengano rispettati? Ecco, è qui che si deve puntare l’attenzione da parte della società e dei vari portatori di interesse, sul rispetto dei diritti di chi lavora e che liberamente sceglie di lavorare nei giorni festivi e senza ripercussione alcuna sul salario e sull’orario lavorativo settimanale e non il dogma della festività.

Mi rendo conto che scrivere tutto ciò sia come andare contro corrente, nu parlà contra ‘a chiesa, come si suol dire dalle mie parti quando si fa un discorso apparentemente contro gli interessi del tuo gruppo di appartenenza ma, siccome io appartengo a tutti perché non appartengo a nessuno, me ne farò una ragione in virtù della mia libertà.

Per approfondire: https://www.vesuvionews.it/notizie/innocenti-evasioni-evasione-fiscale/

Nessun vocabolo inglese è stato usato a sproposito nella stesura di questo post. Né tanto meno mi interessa se qualcuno lo reputa troppo lungo, nessuno vi obbliga a leggerlo tutto.

Immagine creata con l'IA

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