Più volte all’anno le nostre città, le nostre autostrade, i nostri stadi diventano teatro di scontri tra tifoserie avversarie. Le immagini di devastazione delle infrastrutture, degli esercizi pubblici, del pubblico patrimonio e della proprietà privata sono uno sconfortante promemoria di ciò che il calcio produce da anni e spesso con conseguenze anche letali. Le stesse forze dell’ordine sono soverchiate, in numero e in forza, da queste orde animalesche che col calcio non avrebbero nulla a che vedere ma che in realtà sono una presenza ormai costante e fin troppo tollerata. Le stesse polizie, quelle che vengono difese ad oltranza quando in quelle piazze non ci sono gli ultras ma gli inermi e spesso sprovveduti studenti, ora prendono mazzate e cinghiate da energumeni che non lottano per la difesa un diritto costituzionale ma per una dipendenza indotta o un atto di prepotenza.
Ricordo, da ragazzo, quando accadeva qualcosa di grave allo
stadio, le levate di scudi in favore di un mondo che aveva già da tempo mostrato
il marcio che aveva dentro, e quando si asseriva, soprattutto per voce di una
stampa asservita, che erano i soliti 4 cretini che andavano individuati e
fermati nell’ambito di un contesto circoscritto e limitato nel tempo e nello
spazio. Il minimizzare il fenomeno, ha invece fatto sì che ormai da decenni le
nostre città siano in balia di orde di teppisti e veri e propri delinquenti.
Inutile ricordare le cariche contro la polizia [1], gli assedi ai commissariati [2], i morti per accoltellamento, le percosse, la vicinanza delle
tifoserie agli estremismi politici [3]
e soprattutto alla delinquenza organizzata [4],
vedasi le mafie; inutile, il fenomeno è stato da sempre, e lo è ancora,
giustificato, in virtù di una sottintesa causa di forza maggiore.
La ragione è presto detta, il calcio non muove solo denaro,
tanto denaro da essere una voce di rilievo nel nostro PIL [5] ma il calcio muove anche e soprattutto consenso. Il nostro
populismo, di destra come di sinistra, coltiva il culto e il dogma del calcio.
Non c’è politico italiano che non manifesti la sua passione calcistica o che osi
mettere in dubbio l’eccessiva importanza data ad uno sport a discapito di tutti
gli altri. Ecco perché, nonostante le tante parole al vento, non si è mai fatto
nulla di serio per arginare la deriva del tifo calcistico, i tifosi sono
funzionali alla macchina calcistica e a tutte le sue aberrazioni e nessuno,
intellettuali inclusi, osano indicare il re nudo.
Il governo Meloni esordì, al suo insediamento, come primo
atto politico della sua legislatura, con il “decreto rave party” [6], quasi come se la priorità assoluta
di questo paese fossero quelle estemporanee feste campestri a suon di techno e
pastiglie stupefacenti. Per carità, ogni eccesso, foriero di pericoli d’ogni
genere, va contenuto e riportato negli argini della normalità e della legalità
ma a questo punto, perché non è stato mai promulgato nessun decreto per arginare
la violenza ormai quotidiana, legata al calcio?
Sembra chiaro che il “decreto rave” sia stato una strizzata
d’occhio nei confronti di un perbenismo borghese e provincialotto e che spesso
vota a destra, ma anche a sinistra, e quindi è stato come sparare sulla croce
rossa nell’avversare un fenomeno, quello dei rave party, che sostanzialmente non piaceva a nessuno. Invece il calcio,
in Italia, e non solo, è più importante della Madonna, è una sorta di religione
e che coinvolge anche quest’ultima in una frenesia che va ogni altra logica,
basti pensare l’abrogazione di ogni regola di decenza durante i festeggiamenti
dello scudetto del Napoli Calcio [7],
ma, ancor peggio, ciò che accadde a Torino qualche anno fa, con morti e feriti
in una piazza senza regole e sicurezza [8].
Il mondo del calcio ha purtroppo una corsia privilegiata, ciò
che viene criticato ad altri contesti, persino alla politica stessa che ne è
spesso complice, viene giustificato al mondo del pallone. È
notizia di questi giorni l’ennesimo scandalo delle scommesse [9], con implicazioni di calciatori,
già coinvolti in altri scandali e inchieste e ciò nonostante li si giustifica
ancora come ingenui ragazzotti ludopatici, fragili e annoiati e vittime di un
sistema che, in un modo o nell’altro, alimentiamo anche noi e per questo non
vogliamo sentircene complici ma semplici spettatori paganti e pertanto
irresponsabili o sedicenti tali.
[2] https://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/tifosi-morto/assalti-roma/assalti-roma.html
[5] https://tg24.sky.it/economia/2024/08/08/calcio-impatto-pil-report-figc
[6] https://pagellapolitica.it/articoli/rave-ergastolo-primo-decreto-legge-governo-meloni
Per approfondire:
https://www.vesuvionews.it/notizie/palloni-gonfiati-calciatori-tifoseria-napoli/
https://www.ilmediano.com/un-calcio-al-pallone/
Nessun vocabolo
inglese è stato usato a sproposito nella stesura di questo post. Le tante note
sono invece funzionali alla mia tranquillità per arginare (si spera) coloro che
si ostinassero a negare la propria assuefazione al mondo del calcio.
Foto fonte web modificata dal sottoscritto
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