venerdì 18 aprile 2025

Il pregiudizio più antico del mondo.

 


Parto dal presupposto che ogni nostra azione, ogni nostro impegno, per quanto elevato e finanche gradevole e soddisfacente, se questo implica una coercizione, che sia economica o morale, non può essere considerato un vero e proprio piacere ma un obbligo da adempiere o una necessità per sopravvivere.

È notizia di questi giorni che l’ISTAT abbia rivisto i codici ATECO (quelli che fanno riferimento alle ATtività ECOnomiche) includendo anche quello relativo alla prostituzione per permetterne una identificazione dal punto di vista fiscale. Orbene, so di affrontare un argomento vecchio quanto il mondo, mi rendo anche conto del campo minato su cui mi accingo a muovere ma non è mia abitudine nascondermi dietro il proverbiale dito e cercherò anche di superare il mio pudore a riguardo.

Si usa dire che ognuno di noi abbia un prezzo, forse è vero ma in virtù di chi non si è mai venduto e che spesso si è immolato per una causa, mi sembra doveroso affrontare il concetto della prostituzione dal punto di vista morale. Si faccia bene attenzione, morale non vuol dire moralismo, con la sua accezione negativa ma di quell’insieme di regole necessarie che ci permettono di vivere assieme con norme comunemente accettate da tutti e che spesso forgiano anche le nostre leggi.

È mia convinzione pertanto che una donna, come qualsiasi altra persona, nel momento in cui decida di vendere il proprio corpo per soddisfare le voglie altrui, non lo faccia per puro e reciproco godimento ma per la necessità di vivere o sopravvivere, contrattando economicamente ciò dovrebbe essere invece un qualcosa di naturale come respirare o mangiare, e che purtroppo non lo è. Ciò vuol dire che, contrariamente al luogo comune, che vorrebbe l’esistenza di donne che amino fare questo mestiere, creando spesso immagini distorte di donne assatanate in cerca del maschio di turno, la moneta non nobilita l’atto e frustra l’essere umano e lo relega negli strati più bassi della società. Ritengo inoltre che fare sesso oggi, in maniera sana, consapevole e consenziente, non è difficile come una volta e quindi chi volesse praticarlo liberamente seguendo la propria indole non dovrebbe avere tanti problemi nel farlo, salvo determinati casi di esclusione sociale ma, se c’è la transazione economica allora sì che le cose cambiano, perché in quel momento nasce un bisogno, se non una necessità economica o addirittura un’imposizione; non è più naturale istinto e ricerca del piacere ma la posizione prevaricante di chi paga la prestazione e di chi deve svolgerla se non addirittura subirla.

Ma l’ipocrisia di un mondo misogino ha fatto sì che questa imposizione sociale, spesso delegata a quelle donne che un tempo erano state sedotte e abbandonate dai propri compagni o vittime di violenza carnale, divenisse un ruolo sociale ben definito e mal stigmatizzato, altro che libertà sessuale da romanzo rosa o appannaggio di ricche e libere nobildonne, il sesso era, e troppo spesso lo è ancora, un’imposizione dell’uomo sulla donna e a tutti i livelli sociali, non un naturale fluire delle cose. Oggi la situazione non è però cambiata più di tanto e, benché si pensi ancora che molte lo facciano per piacere, e benché anche in questo caso si utilizzino ormai parole inglesi per diluire ciò che altro non è che prostituzione, c’è un prezzo da pagare ed è risaputo che l’amore non si paga, a meno che non si voglia considerare anche il piacere come una merce di scambio e il corpo delle donne, ancora una volta il suo vettore.

Oggi si parla ancora di riapertura delle case chiuse, stile Paesi Bassi, ma anche lì come qui, benché in quei luoghi si sia provato a dare un ordine a questa “professione”, senza spazzare la polvere sotto al tappeto come si fa da noi, non solo non si è riusciti a togliere dalle mani della delinquenza organizzata lo sfruttamento di queste povere donne, ma non si è riusciti neanche ad elevare la posizione di queste da oggetto sessuale a persona, tanto da esporle in vetrina a mo’ di merce da vendere. E, come al solito, si prende dall’estero solo ciò che conviene e spesso decontestualizzando le situazioni che andrebbero invece calate nelle realtà culturali locali.

Mi sono sempre chiesto perché i perbenisti lamentino la presenza per le strade di quelle povere ragazze italiane, slave o africane che siano. Credo che, oltre al tabù del sesso, ostacolo all’apparenza insormontabile ed ancora una costante nella nostra civiltà occidentale, ci sia anche la coscienza sporca del cliente incallito od occasionale, che non accetta la commistione tra il suo mondo e quello dell’amore mercenario e ben conscio della sporcizia dei suoi atti.

Ritornato quindi al prezzario al quale dovrebbe sottostare ognuno di noi e quindi l’essere disposti a prostituirsi in un modo come nell’altro al migliore offerente, questo è vero ma fino a un certo punto, nel momento in cui c’è, come ho scritto più su, chi non s’è mai piegato a questo assioma e nel momento in cui chi fa il suo lavoro lo fa perché riconosce in questo una funzione sociale. Quali sono questi mestieri? Tutti, se fatti bene, ma di sicuro non quei mestieri che ti rendono cosa, oggetto, mercanzia nel corpo così come nella mente e, concedetemelo, anche nell’anima.

#prostituzione #prostituzionefemminile #casechiuse #Istat #sfruttamentodellaprostituzione

Per approfondire

https://www.ilmediano.com/Escort-o-sex-worker-Questo-e.../

https://www.ilmediano.com/Lamore-molesto/#google_vignette

Nessun vocabolo inglese è stato usato a sproposito nella stesura di questo post.

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