giovedì 15 settembre 2011
GAETA, IL FUOCO E LA POLVERE. UN LIBRO PER L’AUTUNNO
La cronaca appassionata del crepuscolo di un regno, vista con gli occhi di un’intraprendente giornalista francese. Una visione limpida e intensa della nostra storia.
L’estate sta finendo e contrariamente alla malinconica e inflazionata canzone, abbiamo intenzione di affrontare l’altrettanto stereotipato autunno caldo con spirito diverso e propositivo.
Come? Non certo col decoder, per vedere partite di calcio che per fortuna, almeno al momento, non ci saranno e non certo per assistere a quegli insulsi e catastroficamente banali film americani; bensì con uno dei più antichi metodi di narrazione, un tutt’altro che scontato buon libro.
Sì, perché, non per voler accelerare i tempi ma esiste ancora chi non si rassegna a smettere di leggere, a prescindere le stagioni, più o meno propizie alla nobile e antica pratica. Ma leggere non per passare il tempo, quello, ahinoi passa inesorabile! Ma per passarlo bene, e passarlo scandito col nostro ritmo, non quello imposto dagli spot, e magari allargarlo, arricchirlo con il filtro della nostra immaginazione senza che sia plagiato da un prezzolato palinsesto televisivo.
Vi consigliamo quindi, prima dell’esaurirsi delle celebrazioni unitarie e per meglio entrare nelle vicissitudini che fecero il nostro paese a scapito di un altro altrettanto nostro, di leggere un bel libro di affine argomento. L’autore è un nostro conterraneo d’adozione ma vesuviano a pieno titolo, l’architetto Aldo Vella.
Il romanzo: Gaeta, il fuoco e la polvere (Edizioni Il Castello - € 10,00), ci porta nelle fasi finali dell’assedio di Gaeta da parte delle forze sabaude e ci immette, con atmosfere tutt’altro che retrò, in un ambito che, se non fosse per la cronologia, risulterebbe affine, per fatti e crudezza, a uno dei tanti scenari bellici della nostra attualità. La cronaca realistica ma non truculenta va parallelamente alle sorti dei suoi personaggi, anch’essi in buona parte assimilabili a una realtà non distante dall’autore e dalla nostra di cittadini meridionali del ventunesimo secolo. Su tutti, a nostro avviso, spicca quella che definiremmo una sorta di “Madame Bovary c’est moi”, il personaggio di Silvie Fraissinet, che entra, nelle fasi cruciali che cambieranno la storia d’Italia, con la dirompente leggerezza che solo una donna può avere. La sua figura, le sue peripezie donano al lettore un piacevole contrasto con il fatale destino della città borbonica e del regno delle Due Sicilie.
Il clima del libro scorre leggero tra un’analisi storica aggiornata, che i personaggi ci offrono così come lo spaccato non meno importante della vita di quel tempo e che è anche e soprattutto radice della nostra attuale essenza.
Abbiamo immaginato questo libro come una foto a colori, magari un’istantanea di quelle muraglie, di quelle barricate, di quegli uomini e di quelle donne, un’immagine più nitida e più realistica di quelle pur se affascinanti, spiritate lastre color seppia, che ci allontanano da quegli eventi dei quali forse, ancor oggi ne viviamo le conseguenze.
Buona lettura
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