mercoledì 28 gennaio 2009



“Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.”
Fabrizio de Andrè da Bocca di rosa

C’è chi sostiene che Facebook sia una moda momentanea, c’è chi poi sostiene che Allevi sia un “bluff”, e chi inorridisce per le letture dantesche di Benigni.
C’è poi chi, come me è contento che esistano Facebook, Allevi e Benigni. Non sono ahimè un cultore della Commedia, non sono un esperto musicologo e neanche un fanatico internauta.
Sono semplicemente felice che esistano.
Credo nella diversità sotto tutte le sue forme. Credo nel meticciato culturale, e nelle contaminazioni che ti arricchiscono il pensiero.
Le nuove tecnologie.
Anch’io storcevo il naso quando c’è stata, negli anni ‘90, la corsa al telefonino, ma alla fine, se pur tardivamente, ne ho scoperto le grandi potenzialità. In verità, senza si campava lo stesso bene, e prima non utilizzavamo certo i segnali di fumo, e non mi sembra quindi il caso ora di demonizzarlo o esaltarlo più di tanto. Così è stato con internet, MSN, Youtube, Facebook e tanti altri. Prima li si è criticati, e talvolta lo si fa ancora, poi li si è accettati come lo si fa per una qualsiasi lavatrice o un forno a microonde. In verità io mi sono affezionato più a taluni che ad altri di questi nuovi strumenti, ma del resto ognuno ha le sue necessità e i suoi gusti, e ne fa l’uso che vuole. C’è qualcuno però che pur di sentirsi al centro dell’attenzione fa il Bastian contrario. Ci sono persone che non potendo parlare per primi di qualcosa, pur di calcare la ribalta e fregiarsi del vessillo dell’originalità, detraggono! Spero solo che tale saccente enfasi detrattoria non sia frutto esclusivo della pubblicità e finalizzata alla commercializzazione dei nuovi strumenti, perché allora sarebbe opportuno che tutti tacessero, me compreso, e che anche per la tecnologia valesse una sorta di selezione naturale. Un po’ com’è successo per il Beta e il VHS, o le stereo 7 Vs stereo 8 e così via.
Allevi.
Ma che v’ha fatto sto povero ragazzo, non sarà un Mozart, o meglio uno Scarlatti, ma non è poi sta schifezza! Ma è mai possibile cotanta campagna contro un far musica decente?! E che dire allora di San Remo, dei neomelodici, e delle tonnellate di immondizia che ci arriva d’oltreoceano? Eppur loro hanno un pubblico e son rispettati. Ma si sa, basta che ci sia qualcuno a far la voce grossa e tutti van via dietro a fargli seguito. I detrattori: catalizzatori del dissenso, sempre loro. Un dissentire però poco affine all’aulica musica che tanto lustro ha dato alla patria del bel canto, ma molto affine a se stesso, viste anche le scarse frequentazioni dei nostri storici teatri, prime a parte s’intende, e anche le scarse sovvenzioni governative verso la tanto osannata musica colta. Perché i tromboni della classica non ne suonano una delle loro ai nostri governanti? Magari sono loro a far del male alla musica e non il mite Allevi.
Benigni.
Il suo caso mi ricorda molto quello del nostro Dario Fo e del suo contestato Nobel. Un premio contestato, si ma in Italia, nel suo paese, che invece di lodarlo e fregiarsi dell’ormai raro titolo gli ha cercato il famigerato pelo nell’uovo, sostenendo che c’erano ben altri nomi da premiare, quegli stessi nomi che magari, nell’oblio dell’italica ipocrisia, persistono ancora in situazioni di noncuranza e difficoltà. Al di qua delle Alpi, si denigra, si deride, chi pur avendo dato vanto alla nazione, ha però mantenuto una sua indole culturale, e non l’ha sposata al conformismo imperante. Certo se uno squadrone di mercenari in calzoncini corti ti vince una coppa europea allora si che è l’apoteosi, il popolo tutto, patrizi e plebei e l’intellighenzia unita si sprecano ad osannare i tatuati calciatori. Ma non sia mai che a dar lustro alla nazione sia quel giullare di Dario Fo, apriti cielo! E il cielo s’aprì come accade oggi per l’atro italico buffone, che a prescindere dall’appellativo risulta esser ben più serio di tant’ altri ch’io conosco. Orbene il Benigni, pur avendo vinto un Oscar, ammesso che questo abbia un intrinseco valore, ma ciò valga a menzione del suo clamore, è stato criticato per aver osato toccare Dante! L’Italia è purtroppo uno di quei paesi dove i dogmi la fanno ancora da padrone, dove pur di non smuovere un qualcosa che si sa esser importante, magari anche per sentito dire, ma non la si conosce per niente, si preferisce lasciarla là, sul suo piedistallo a impolverarsi. Guai quindi a scuotere codeste ausoniche certezze! Se c’è una cosa che non piace agli italiani è proprio quella di smuovere le acque. Si tenga poi conto che il giardino d’Europa è una di quelle nazioni dove meno si legge, e dove il livello di istruzione superiore è tra i più bassi. Detto questo perché scandalizzarsi di una lectura Dantis in quel di Arezzo? Qualche saccentone pensa che la lettura e il commento di Vittorio Sermonti siano di gran lunga migliori, anche perché, sostengo io, dietro di lui ci sono anche degli illustri filologi a coadiuvarne l’opera. Ma se l’opera d’arte è patrimonio di tutti, perché relegarla ad un ambito accademico o sedicente tale? E poi se il nostro Roberto ci ha avvicinato al sommo poeta, nella speranza che le nostre lettere siano un po’ più nostre, perché criticarlo?
Ma come ho accennato la detrazione è il nostro sport nazionale, e l'Italia è il nostro bar dello sport.

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