giovedì 8 gennaio 2009
Figli di Abramo
C'è qualcuno che si scandalizza quando i mussulmani pregano in una nostra piazza o quando cristiani, armeni e ortodossi, s’azzuffano nel Santo Sepolcro. Il cattolico furore non infervora gli stessi quando le chiese si svuotano e le piazze dei sagrati si riempiono di eventi tutt’altro che sacri. Gli stessi poi dimenticano le raffiche dei mitra israeliani di qualche anno fa su un convento francescano, reo d’aver dato rifugio, nel più alto spirito cristiano, ai profughi palestinesi. Questi tacciono quando le bombe cadono su una moschea o una scuola a Gaza, o quando uccidono giornalisti e pacifisti. Nel migliore dei casi le si bolla come conseguenze di una guerra scatenata dal fondamentalismo di Hamas, perché loro si che sono terroristi!
Qualcuno poi, qui da noi, critica il bruciare le bandiere d’Israele e dimentica l’uso poco igienico che optava un nostro ministro per il tricolore. Come se poi l’odore della bandiera con la stella di David che brucia fosse più acre dei corpi in fiamme dei palestinesi colpiti dai proiettili al fosforo.
Non amo prendere posizione quando entrambi i contendenti si equivalgono nel diritto e nel torto, ma la cecità di taluni giudizi è davvero un’offesa all’umano raziocinio, soprattutto quando ci si schiera in un acritica e conformistica difesa della politica israeliana.
Quando Hamas, sorta di mafia fondamentalista, fu eletto al governo della Palestina non si dimentichi che ciò accadde democraticamente, cosa che non piacque a Israele e all’Occidente, forse perché sovvertiva anche quell’ordine delle cose che a noi piace credere perfetto e che rispondono a quell’ineffabile concetto che è la democrazia. Il pronto embargo su Gaza non ne ha che enfatizzato il ruolo e cristallizzato la posizione agli occhi di una delle popolazioni più povere e derelitte al mondo.
Parlare quindi di legittima difesa da parte d’Israele non è del tutto vero, e sembra che il ruolo dei paramilitari di Hamas sia più quello di recondito alleato della sua politica bellica che un vero e proprio nemico da sconfiggere sul campo. Forse la tattica usata è simile a quella attuata nell’Italia della seconda guerra mondiale, quando, dopo l’8 settembre, si attuarono sistematicamente bombardamenti a tappeto su obiettivi civili, con l’unico scopo di aizzare la popolazione contro il recidivo fascismo repubblichino, che di li a poco sarebbe ritornato ad essere utile alleato contro il nuovo nemico comunista.
O chissà può darsi che gli attacchi su Gaza possano essere lo spunto per meglio gestire le sorti di una campagna elettorale imminente.
Allo stesso tempo, se si volesse realmente sconfiggere le frange oltranziste palestinesi basterebbe accettare che il logico evolversi di un popolo trovasse la sua naturale strada del rifiuto delle tesi fondamentaliste di Hamas ed emanciparsi definitivamente da costoro. Innescando un processo simile a quello istaurato nel Paese Basco spagnolo dove il processo democratico, va detto, lungo e sanguinoso, istaurato nella nuova Spagna di Juan Carlos ha permesso un lento ma inesorabile declino dell’ETA.
Ma è evidente che tutto ciò non è gradito a chi regge le sorti d’Israele e che probabilmente vuole strappare al tavolo delle trattative una pace più cospicua e vantaggiosa agli occhi del mondo e quelli di un futuro elettorato.
Salute, Ciro
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