mercoledì 7 gennaio 2009
Buon anno
Il perseverare in una accanita quanto penosa sopravvivenza della giunta napoletana è un atteggiamento emblematico non solo della città partenopea ma dell’Italia intera. Basterebbe pensare alle questioni giudiziarie del nostro primo ministro e chi lo circonda, o alle sue candide affermazioni. Devo ammettere però che tali atteggiamenti persistono con una certa rilevanza nel nostro meridione.
Il temporeggiare della Jervolino e il mimetismo di Bassolino, limitandomi solo a quelli più conosciuti, offendono chi li ha eletti e chi ne è governato.
Cosa aspettano costoro a dimettersi, forse nuovi fondi europei da gestire a scopo clientelare? Mascherandoli da indulgenti concorsi magari in prossimità di una futura tornata elettorale?
In effetti, dal punto di vista della pragmatica politica, sarebbe la scelta migliore, ma mi chiedo, perché non tentare di sbalordire l’elettorato con un qualche gesto di dignità, magari rassegnando realmente le dimissioni?
Mi rendo conto che tutto ciò sarebbe dovuto scattare ben prima, prima che chi ci governa a livello nazionale facesse terra bruciata attorno al centrosinistra campano, utilizzando perfettamente questioni come quella annosa dei rifiuti, sguinzagliando i mastini del potere mediatico. La pochezza poi del locale centrodestra ci fa capire quanto minima sia stata la volontà, da parte degli attuali amministratori della cosa pubblica campana, di voler dare un’immagine diversa da quella offerta negli ultimi anni.
L’alternativa? Un governo regionale, provinciale e comunale di centro destra? Probabile, ma si avrebbe la reale possibilità di mettere in luce la stoffa degli altri che meglio non sono. E magari, permettere che il senso critico dell’elettorato, prevalga magari in questo caso.
Di autocritica poca, e quella che si sente mi sembra più in odore di rimpiazzo che realmente motivata, non perché priva di programmi, quelli esistono sempre, il problema e realizzarli, ammesso che se ne abbia la reale voglia. Tale critica nasce comunque in quel sostrato politico che è cresciuto in quell’humus clientelare, e diciamolo, cristallinamente consociativista che è la politica partenopa.
Non sono certo nato ieri per pensare e non dire che la politica, questione morale inclusa, non sia fatta di elettori, programmi ed eletti coerenti ma, malgrado un generalizzato e ipocrita diniego, di clientela, appalti pilotati, e assegnazione di poltrone.
Se il Centrosinistra e in primis il partito democratico, che numericamente meglio lo rappresenta, vuol dimostrare che ha un’anima questo è il momento per dimostrarlo con coraggio e coerenza. Perché dalle ceneri si può rinascere migliori.
Si tenga presente infatti che l’elettorato vero, quello attivo e che soppesa le idee e la loro realizzazione, è più critico ma meno corruttibile e quindi meno oneroso da gestire.
Buon anno.
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