martedì 13 gennaio 2009
Arrivano i nostri
Personalmente non mi infastidisce più di tanto vedere l’esercito sotto casa, anzi per uno come me che stenta ad abituarsi e adeguarsi alla logica camorristica, incrociare le mimetiche per strada risulta addirittura rincuorante.
La cosa che però mi lascia perplesso è che tanto clamore scaturisce solo quando a suscitarlo sono i media, decidendo di mettere in luce situazioni che noi invece dovremmo riscontrare quotidianamente.
Certo non c’era bisogno che “Ciro a mare” dichiarasse fallimento, per le solo apparentemente singolari ed eclatanti ragioni, per capire dove viviamo. Del resto, e lungi da me screditare tali persone, il suddetto e la stragrande maggioranza degli esercenti partenopei pagano, hanno pagato e pagheranno ancora il pizzo.
La tangente, la mazzetta, l’estorsione della malavita o come la si vuol chiamare non è realtà recente, ma antica. Mi sbalordisce quindi il clamore suscitato dai mezzi di comunicazione e i commenti della gente, quasi come se il fatto, che sia stato bandito ai quattro venti dalla televisione, gli conferisca più valore e lo evinca dal torpore di una quotidiana rassegnazione.
La cosa che mi dispiace è che, semmai servissero a qualcosa, i militari stanzieranno ben poco presso i nostri quartieri o a pattugliare le nostre vie, e non perché il problema delinquenziale sarà risolto ma solo perché non se ne parlerà più, come sta accadendo per la spazzatura nostrana, rientrata, chissà perché, a far parte del nostro panorama, ma senza far più clamore.
Sembra quasi che tutti vogliano far parte dell’evento mediatico, politici in primis, ma si sa questi recitano bene la loro parte, ipocritamente attiva a smuovere tutto e niente, alzando quel polverone demagogico che prima o poi s’adagerà al suolo, ma lentamente, giusto il tempo che la gente ritorni al suo soporifero vivere quotidiano.
Credo che tra i mali più gravi della nostra società ci sia proprio la mancanza di memoria, quella che ci permette di ricordare chi siamo e da dove veniamo e allo stesso tempo di discernere criticamente il mondo circostante in base alle esperienze passate, senza una parziale e faziosa mediazione televisiva. Non è la prima volta che l’esercito bazzica dalle nostre parti, ma anche stavolta ci viene venduta come novità e panacea ai nostri atavici mali.
Ciò che più mi rattristisce è la certezza che il pagare gli estorsori non solo rappresenta un atto illegale e deprecabile, ma una pratica che rientra in quel corollario di attività e azioni illecite che ormai sono consuetudine alle nostre latitudini. Tutti in una maniera o nell’altra si arroghiamo atti e atteggiamenti da guappi, anche se in realtà siamo dei miti agnellini, amiamo vestirci da lupi con occhialoni da moscone, supergriffati e spavaldamente motorizzati ci arroghiamo diritti che non ci appartengono e infrangiamo le altrui libertà.
Quattro chiacchiere scambiate con un amico toccarono le vicissitudini di un conoscente che scontratosi direttamente con l’estorsione camorristica era riuscito a ottenere protezione soltanto grazie all’intercessione di un’amicizia presso le forze dell’ordine. Al mio sottolineare la gravità del fatto, l’amico mi specificava la normalità di tale situazione vista anche la moltitudine di tali reati e la difficoltà di adempiere al proprio dovere da parte di chi ne era preposto.
In questo contesto dunque come si può credere ancora nelle favole!
È ovvio che se non si interrompe il circolo vizioso che vede da un lato il mondo politico intenzionato a mantenere i suoi privilegi a scapito della risoluzione dei reali problemi del paese e dall’altro un elettorato passivamente interessato a seguire il caporalato clientelare e senza alcun interesse civico, gli unici a beneficiare di questa situazione saranno quelli abituati a navigare sottocosta, camorra inclusa. E in tutto ciò non c’è esercito o arma che tenga!
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