mercoledì 8 agosto 2012

CHI È IL VERO EROE?

Una riflessione sul mondo dello sport e dove sta andando.

Maledetto quel paese che ha bisogni d’eroi diceva saggiamente Berthold Brecht. Gli eroi cadono giù e lo fanno rapidamente, così cantava invece Suzanne Vega, in una canzoncina dei primi anni novanta. Il riferimento non può che essere rivolto agli acclamati eroi olimpici di quest’ultima Olimpiade.

Sarà anche vero che ai tempi della Grecia classica, gli atleti venivano pressoché venerati dalle folle acclamanti, ma speravamo, da parte dei nuovi bardi del giornalismo sportivo e non solo, una più parca esaltazione delle nostre rappresentanze a Londra, ma, per la serie: chesto s’adda fa pe’ campà sorvoliamo sull’enfasi massmediatica di questo caldo e magro mese d’agosto e cerchiamo di capire se i nostri tatuati emissari meritino davvero cotanto esaltante titolo.

È chiaro come la pensiamo, come abbiamo già scritto altrove(http://www.ilmediano.it/aspx/visArticolo.aspx?id=7380), centellineremmo il più possibile il termine eroe, in maniera da non inflazionarlo eccessivamente, un po’ come accade oggi con tante altre parole, così come la parola umiltà, tanto usata dai nostri calciatori, o la serenità dei nostri politici indagati o il mozzafiato di molti dei nostri colleghi a corto di sinonimie. Ma al di là del suo uso estetico, anzi oseremmo dire cinematografico, ne preferiremmo uno po’ più pieno e meno enfatico. Sì perché se si vuole parlare di eroe bisognerebbe inquadrare l’atleta olimpico come uno che, non diciamo che a Londra ci fosse andato a spese proprie e strisciando per terra, ma quasi.
La maggior parte degli atleti invece, appartiene al nostro esercito, quindi persone che, oltre a percepire uno stipendio, dovrebbero svolgere la loro attività preparatoria nella più completa calma, e in un contesto che li arruola praticamente solo per quello, per dar lustro all’arma che rappresentano.
Ricordate Alberto Tomba? Colui che tanto vanto portò allo sci nazionale? Salvo uscirne poi con magre figure per la Benemerita e che ne fece ben volentieri a meno a fine carriera sportiva. L’arma dei carabinieri sembra ora volersi disfare anche di un altro ex-eroe, Alex Schwazer, oro olimpico di Pechino 2008. Uno che sembrava tutto marcia, amore e merendine ma risultato positivo a un controllo antidoping. È tutta colpa mia ammette l’atleta in lacrime, e lo dice e lo ridice, e tutti i mezzi di comunicazione gli amplificano il meaculpa, tanto che ieri mattina, al GR3 delle 8.45, un sedicente psicologo lo definiva addirittura folle! Ma quando mai s’è visto e sentito che uno strizzacervelli definisse una patologia della capoccia follia o pazzia? Non aveva un termine scientifico più appropriato? E quand’è che l’ha visitato? Questo a meno che non ci si voglia nascondere, col vituperio e con la damnatio memoriae, dietro il famigerato dito, che stavolta ha l’esotico nome dell’altoatesino e ci si dimentichi in tal modo delle pressioni che spesso ricadono sugli atleti e dei bocconi amari e dopanti che devono mandar giù e non sempre per scelta propria. Questo non è certo eroismo ma ha tutta la nostra umana pietas.

A proposito dei nostri cinematografici eroi (quanto male ha fatto Hollywood alla coscienza degli italiani!), ma non eravamo in tempo di ristrettezze economiche? Non dovevamo tutti stringere la cinghia per il benessere della Nazione? E dove sono finiti tutti i ricercatori di falle nel pubblico erario e i cacciatori di fannulloni, e i bounty killer dello sperpero del pubblico denaro? In un epoca dove si parla ancora di raccolta di firme per il referendum contro gli esorbitanti stipendi dei nostri politici (oggi si saprà se la raccolta firme avrà avuto successo), nessuno si scandalizza davanti alle esose spese in onore di Olimpia.
Infatti la trasferta a Londra costa tre milioni e duecentocinquantamila euro! Il solo affitto di “Casa Italia”, i cinque piani del Queen Elisabeth II Conference Center ammonta a un milione e quattrocentonovantottomila euro! E fosse solo questo! Ci sono i premi per le medaglie! Nell’ordine andranno 140.000 € all’oro, 75.000 all’argento e 50.000 al bronzo. Il tutto distribuito singolarmente ad ogni componente anche nel caso di vittoria di squadra.

Mi si dirà che chi vince da lustro al nostro paese, da un’immagine migliore dell’Italia nel mondo, così come le necessarie spese per alloggio e rappresentanza in terra d’Albione. Ma c’è da chiedersi, al di fuori di quest’enfasi televisiva da bar dello sport, ma non sarebbero più utili tutti quei soldi a gratificare chi penosamente fa ancora ricerca e studia in questo paese e non ha ancora deciso di espatriare? Non sarebbe meglio utilizzare quei premi per altre finalità, senz’altro più elevate e ben più utili a questo sciagurato paese o tutto deve esistere in funzione dello sport e dell’oblio di massa? E inoltre, dov’è finito lo spirito olimpico, non era la gloria che s’andava cercando nelle competizioni a cinque cerchi?

Molti dei presunti eroi sono già degli stipendiati, spesso sponsorizzati e come s’è visto qualcuno tornerà anche lautamente premiato e non solo dai circa 600 euro della medaglia d’oro ma anche dagli ulteriori sponsor che ricadranno sull’aurea immagine di eroe! E tutto sommato, in altri tempi, questa situazione ci sarebbe andata anche bene ma ora perché chiedere tanti sacrifici a chi non ha avuto fortune e velleità sportive?
Del resto, come sosteneva Tremonti, se di cultura non si campa, a noi comuni mortali nemmeno lo sport riempie il piatto, a meno che non ci si convinca del contrario con un opportuna propaganda.

Ci si chiederà allora perché accade tutto questo e perché si dia tanta importanza allo sport. Potrebbe valere su tutti il classico panem et circenses, che in buona parte ci sta ancora tutto, ma c’è di più, c’è il fatto che lo sport muove denaro.
Gli stessi e ormai non più candidi giochi olimpici esistono e vanno avanti per il giro di soldi che muovono, ricordate le olimpiadi del centenario, che andarono nel ’96 ad Atlanta, la patria della Coca-Cola? Lasciando la più meritevole Atene a bocca asciutta!

Da noi c’è anche la vicinanza dell’ambivalente calcio alla politica, che è ormai cosa nota, c’è chi vota il presidente della squadra del cuore per le vittorie conseguite mentre questi strizza l’occhio al mondo del pallone e ne guadagna gli utili vendendo i diritti alle TV e così via. I giornalisti sportivi più titolati muovono opinioni come se trattassero argomenti di rilevanza nazionale e la gente sentenzia e s’azzuffa scimmiottando il loro verbo, in un caos culturale dove non s’intende più qual è il serio e qual è il faceto.

Come sostenere tutto ciò? Con la retorica dell’eroe! È risaputo, una volta cristallizzata, tale immagine è come quella della Madonna, non si tocca, niente più critica, niente più dubbi, l’eroe è intangibile come la verginità di Maria. Finché non ne spunterà un altro a sostituirlo.

Chi è il vero eroe allora?

Noi! Noi onesti cittadini che continuiamo a pagare le tasse, noi che pur percependo un magro compenso lo dichiariamo tutto, senza evadere all’estero come ha fatto Valentino Rossi e tanti altri ancora con residenza a Montecarlo e che godono ancora delle simpatie e dei crediti degli addetti ai lavori.
Viva noi dunque! Anche davanti al televisore e con la birretta fredda in mano, ma con la consapevolezza che quel che vediamo è solo un gioco, anzi i Giochi.
(foto: fonte internet)

4 commenti:

  1. Mi sovviene un tal Capa Riccia...
    http://www.youtube.com/watch?v=cN4X-kB2nvU

    RispondiElimina
  2. A tal proposito riproporrei questo mio vecchio post, secondo me c'azzecca ancora
    http://fairbanks-142.blogspot.it/2009/08/caster-semenya-contro-michael-phelps.html

    RispondiElimina