[…]
“Si affaccia dal parapetto: sale il vocio feroce, si sgolano impastati di sabbia fino al mento, epilettici nell’acqua bassa davanti alla luce purissima sconvolgente del mare. Quel fastidioso senso di promiscuità ogni volta, anche poco fa, nell’autobus. Una specie di vertigine che ti attira verso quel ribollire di corpi di facce segnate dall’usura del vicolo. Basterebbe un solo sguardo di simpatia, dato o ricevuto, una semplice occhiata di riconoscimento, un nulla, per sentirsi fagocitato dal magma umano come un albero dalla lava, distrutto, l’appartenenza a se stesso perduta, risucchiato dalla prevalente unità psicologica, sopraffatto e partecipe di colpe storiche.”
[…]
“Adoratori di Faccigialluta e faccia tosta, vili e servili sognano ancora farina feste e forche, un re lazzarone, i guasti i pasti e i fasti del quarantaquattro, campano ancora per scommessa, nascosti al Padreterno nel gomitolo del vicolo: ultimi detriti dello sfasciume.
Col capogiro distoglie lo sguardo dalla piccola Cina formicolante sulla spiaggia sotto i suoi occhi. Oltre l’ultima fila di cabine protesa nel mare come una barriera all’invadenza di quei bagnanti, in uno specchio d’acqua più tranquillo, la mole cadente e fastosa del Palazzo Medina domina la baia.
Lì il vocio della spiaggia arriverà attutito dalla vastità incombente del giorno, uguale al ronzio dell’insetto tra i gerani, a quello dell’aeroplano passato altissimo nel cielo lasciando una sottili scia di fumo.”
Raffaele La Capria - Ferito a morte (foto: fonte internet)
Nessun commento:
Posta un commento