domenica 8 agosto 2010
domenica
«Sulla morte della domenica pomeriggio non se ne parlerà mai abbastanza. Questa prova generale della fine del mondo, tutte le sacrosante settimane. La domenica pomeriggio, il tempo si dilata, diventa un guerriero invincibile. Il tempo della domenica pomeriggio non batte alla stessa velocità del tuo tempo. Dunque tutto si fa triste torpore. Tutto è baratro di nulla. L’ovatta invisibile cala negli appartamenti. Le orecchie si separano dal mondo. I tossici danno i numeri. In molti valutano seriamente l’ipotesi del suicidio. I paeselli ameni assomigliano a piccole Nagasaki nel momento di massima popolarità. Gite e bagni a mare non corroborano, perché aleggiano un’intercapedine di depressione: il momento in cui ti dovrai mettere in macchina e tornare indietro. In autostrada, poi, l’unico che ti somiglia e ti capisce è il lavorante del pedaggio. Ti ci specchi. Ma questo non aiuta, solo impedisce la prospettiva. A casa, nel pomeriggio del ritorno, se i letti sono disfatti, allora c’è da temere. I sogni si accosciano. L’assenza di speranza incrina la convinzione del cattolico praticante. Ti scocci di rifarli, perché è inutile, tra poco si va a dormire. Ma se non lo rifai, il letto, il pensiero di quella approssimazione ti imprigiona in una gabbia di malessere. Ti guardi un tempo della partita noiosa con un atteggiamento come se dietro il televisore dovesse sbucare da un momento all’altro il prete che ti confessa prima del trapasso. E quando il prete appare, c’è da giurarci, la prima cosa che ti segnala è il letto disfatto. Un macigno senza catapulta e la notte si fa agitata. Si sbrodola nel lenzuolo che diventa una pezza. Perché era già una pezza dalla notte prima. E, al buio nel letto, il lunedì appare come un complotto del mondo ordito esclusivamente contro di te. Invece, nel lunedì vero, si dischiudono rivoli di gioia, anche se non tutto è svanito, qua e là durante la giornata, affiora l’ombra del cattivo pensiero. Questo: tra sei giorni è di nuovo domenica. Comunque.»
Paolo Sorrentino da Hanno tutti ragione
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