Perché mi
trovo a parlare ancora di Angelo Prisco, e perché farlo a distanza di
trent’anni? Non di certo per la cifra tonda del triste anniversario ma per
rimarcare che non esistono solo le vittime innocenti della mafia propriamente detta,
della camorra, della ‘ndrangheta, e di tutte le altre declinazioni di questo
cancro, ma esistono anche altre vittime innocenti delle mafie e, se parlo al
plurale è perché il pensiero mafioso, la cultura mafiosa e l’azione mafiosa non
appartengono purtroppo a un processo che caratterizza la sola delinquenza
organizzata; la mafiosità, in cui le mafie hanno origine, è infatti un qualcosa
che esiste tra di noi e che riscontriamo ogni giorno davanti ad ogni piccolo e
grande sopruso, e soprattutto quando voltiamo la faccia dall’altra parte. Ecco,
quello che voglio sottolineare, dopo trent’anni dal tragico omicidio di un
giovane di ventisette anni, a carico di due bracconieri, è perché, nel caso di
Angelo Prisco, si è voltata la faccia, dopo la prima emozione del momento, si è
detto di tutto su di lui, è stata infangata la sua reputazione immacolata di
ragazzo di chiesa e di maresciallo della Guardia di Finanza, tutto pur di non
ammettere la mafiosità di quell’atto. Questa logica è diffusa e presente nella nostra
cultura, agisce sempre mediante tali meccanismi, uccidendo le persone nel corpo
e nel loro ricordo, ed ecco perché dobbiamo invece ricordare, tutti, nessuno
escluso. La mafia e la mafiosità sono un fardello che ci tiene in un limbo, in
una situazione di arretratezza culturale e che frena ogni nostro intento di
normalità. Quando parlo del sacrificio di Angelo prisco, primo difensore della
natura vesuviana e prima vittima all’interno di un Parco Nazionale del Vesuvio
appena nato, molti mi obiettano che per loro sia impossibile che si possa
morire per la contestazione di un reato di caccia di frodo, doveva esserci
sotto qualcos’altro; io rispondo a questo complottismo che in un paese dove si
muore ancora per un paio di scarpe sporche, allora si può morire anche per
qualcosa di più elevato, se a dominare su tutto ciò, c’è la prepotenza delle
mafie.
Per non dimenticare:
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