“Vi insegnerò la morale e a recitar le preghiere E ad amar la patria e la bandiera Noi siamo un popolo di eroi e di grandi inventori E discendiamo dagli antichi romani”
Che il governo italiano; che i governi italiani, non
avessero il polso della situazione in materia di scuola era un dato di fatto,
assodato e dimostrato non solo dall’evidenza che ad ogni cambio di esecutivo
corrispondessero altrettante riforme che hanno poi prodotto solo sterile
burocrazia, ma anche dalla realtà del nostro sistema scolastico rimasta ancorato
ad una concezione pre-gentiliana della pedagogia e dove tutto lo scibile umano poteva
e doveva essere interpretato attraverso gli studi umanistici. La recente enfasi
data quindi allo sport, alla religione, al culto dell’italianità e ad una sospetta “romanità” della cultura ci riporta
ancora più indietro nel tempo, in maniera anacronistica, con ricordi nostalgici
(si spera soltanto tali) del ventennio e delle sue aberrazioni.
Con buona pace delle classifiche OCSE-PISA, che ci vedono
ancora molto in basso per le materie scientifico-matematiche e, udite udite,
anche per la comprensione di un testo (vedasi analfabetismo funzionale), ci
ritroviamo ancora oggi con un Valditara qualunque che ritorna a parlare di
eurocentrismo e di radici giudaico-cristiane dell’occidente, e lo fa in un
mondo che è ormai evoluto in altro, in un qualcosa di più complesso e nel
quale, gli unici a non volerlo capire sono proprio loro, i politici, i loro
giullari e i menestrelli di corte, quegli stessi cantori del liceo classico che
però parlano di “mission”, “stake holders”, “made in Italy” e che non mettono
più l’articolo davanti al nome delle aziende.
Le monocolture così come le monoculture, inaridiscono il
terreno, lo rendono sterile anche in termini figurati così, in un paese ricco
di cultura come il nostro non ci si può basare solo sulla cucina, i prodotti
tipici e su di un’arte che è frutto dell’ingegno dei nostri predecessori e non
nostro; non possiamo campare sempre e solo di rendita, dobbiamo imparare a
produrre altro e per farlo dobbiamo incominciare a pensare in maniera diversa,
universale. Altrimenti non saremo altro che l’ombra di noi stessi.
La Bibbia
Più realisti del re, questi politici da strapazzo rilanciano
l’insegnamento della bibbia alla primaria, come se la materia della “Religione
Cattolica” non esistesse già, in ogni ordine e grado della nostra scuola, e
come se, in un paese, che sarebbe in teoria ancora cattolico, i bambini non facessero
da sempre catechismo per la prima comunione, e mi fermo qui, perché sulla
presunta laicità dello stato italiano si aprirebbero questioni infinite.
La storia
La storia, benché sia tra le discipline più bistrattate
della scuola italiana, la si vorrebbe tutta basata sull’occidente! Ma perché,
fino ad oggi cosa s’era fatto? Cosa sappiamo delle culture monumentali millenarie dell’Indo e del bacino dei grandi
fiumi in Cina? Per non parlare delle altre culture, quelle amerinde, quelle
africane, etc? Ci si limita agli antichi egizi e ai sumeri, giusto perché sono
arrivati ad affacciarsi sul Mediterraneo e su quello che definiamo ancora Medio
Oriente con un termine tra l’alto più statunitense che nostrano. Come si
pretende di avere una visione globale se ci si ostina a studiare solo il
passato locale?
L’Iliade e l’Odissea
Anche in questo caso piove sul bagnato, ovvero si punta su
un qualcosa che, almeno nella scuola media, la secondaria di primo grado, viene
già insegnato da sempre. Va bene ciò che è classico ma va bene anche ciò che
non lo è, o quanto meno ciò che non lo è presso la nostra cultura di base. È
pur vero che le giovani generazioni ignorano molto del nostro passato (e non
solo loro) ma è anche pur vero che esistono dei nuovi classici che sono totalmente
ignorati dai programmi italiani. Quanto della letteratura italiana, che non sia
Dante e Manzoni, viene perso in base alla cristallizzazione della visione
unica? E quanto della letteratura mondiale ci perdiamo, o meglio, quante
possibilità di allargare gli orizzonti precludiamo ai nostri giovani proiettati
anche verso l’estero e le altre nazioni?
Il latino
E poi il solito latino che aiuterebbe a ragionare di più perché
lo ha detto Gramsci! E sti cazzi! Gramsci, in quelle stesse lettere nelle quali
parlava del latino come mezzo per ragionare, usava il superlativo asprissimo
invece di quello più latinizzante di asperrimo, corretto comunque, ma
indicativo di una lingua evoluta e che evolveva nonostante le sue di origini. Che
sia ben chiaro, le nostre radici vanno sì conosciute e tutelate ma se gli
inglesi e il tedeschi non studiano il goto nella scuola di base ci sarà una
ragione, anche perché, Gramsci a parte, non sta scritto da nessuna parte che il
latino e il greco insegni a ragionare meglio di ogni altra lingua o di ogni
altra disciplina.
Quando incominceremo ad abbandonare questi dogmi, quando
incominceremo a guardare avanti invece di guardare indietro e quando parlerà di
scuola chi veramente l’ha fatta allora, forse, saremo un paese più moderno e al
passo con i tempi.
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Per approfondire:
Immagine fonte rete internet
Nessun vocabolo inglese è stato usato a sproposito nella
stesura di questo post.
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