Molti lamentano la fuga di cervelli all’estero; una folta schiera di rappresentanti istituzionali e della società civile invitano i giovani a non andare all’estero o a ritornare nei loro paesi d’origine.
Fermo restando che l’essere umano dovrebbe essere libero di
muoversi e spostarsi là dove vuole e senza confine alcuno, in un luogo che
ritiene essere più congeniale al proprio stile di vita e alle proprie
aspirazioni, bisognerebbe a questo punto capire, analizzare meglio, il perché i
giovani, così come per altre ragioni facevano i loro nonni e i loro bisnonni,
continuano ad emigrare. Non essendo un sociologo, porterò ad esempio la mia
esperienza familiare.
Mia figlia
Mia figlia vive stabilmente in Spagna da almeno 6 anni e non
è intenzionata minimamente a tornare né in Italia, né tanto meno a Napoli. Mia
figlia ha due lauree ma non ha disdegnato, come del resto il padre, lavori
considerati più umili. Ha conosciuto tutti i livelli di un contesto lavorativo
straniero ed ora lavora nelle risorse umane di una multinazionale. Ogni impiego,
mia figlia se l'è trovato da sola, senza raccomandazione paterna, senza
scendere a compromessi con niente e con nessuno e con tutti i diritti garantiti,
inclusi, sembra assurdo dirlo, anche quelli economici. Già questo basterebbe a
trattenerti nella Penisola Iberica, come in qualsiasi altro luogo del mondo
dove non sia normale lavorare sottopagati o, addirittura, senza percepire
reddito alcuno, come è capitato a me, nonostante non fosse stata mia intenzione
farlo e nonostante una causa di lavoro vinta all’attivo.
La ricerca della
felicità
Ma, un'altra cosa non viene tenuta in conto da chi lamenta
la fuga dei giovani verso altri paesi, ed è quella che, altrove, si vive
meglio! Ci riempiamo la bocca dei primati borbonici ma perdiamo d'occhio i
primati negativi del nostro Paese e, soprattutto, della nostra bella Napoli. Forse,
quei presunti e senz’altro anacronistici primati servono proprio a quello, a nascondere
il nostro stato miserrimo e, magari, anche la nostra inerzia. Pare che, secondo
i più, le indubbie bellezze della nostra città e del Belpaese tutto, bastino a
trattenere qualcuno che non sia un turista; ma, le tanto decantate
contraddizioni di Napoli, possono divertire una persona in vacanza ma di certo
non un ragazzo che vede quotidianamente mortificate, non solo le sue
aspirazioni, ma anche la sua dignità; parlo ovviamente di ragazzi poiché noi
adulti, quando non siamo diventati parte di questo sistema balordo che ormai
giustifica l’ingiustificabile, dovremmo aver già trovato, in un modo o
nell’altro, la soluzione alle nostre di frustrazioni.
L’esempio della
Spagna
Badate bene, nel caso di mia figlia sto parlando di Spagna e
non di Germania, di paesi scandinavi, o altri dove lo stato sociale è ancora
più solido e unanimemente riconosciuto. Tenete presente che, benché il PIL
spagnolo sia più basso del nostro, lì, oltre ad essere tendenzialmente in
ascesa, contrariamente al nostro, esiste ancora uno stato sociale degno di
questo nome e dove tutto, anche se in maniera farraginosa va ancora avanti e
senza la necessità di intercessione dell’amico o del parente di turno e
soprattutto non ancora definitivamente svenduto al privato.
La Spagna non è il paradiso in terra, la Spagna è un paese
normale! È
un paese con i suoi problemi ma dove, se un monoreddito che vive in
un’area interna del paese, vuole portare la famiglia al mare, non dovrà
indebitarsi per fare le sue vacanze e cedere al ricatto dei balneari perché,
prendendo un’autostrada gratuità potrà raggiungere una spiaggia attrezzata
dallo stato e altrettanto gratuita. Il bagno a mare non è tutto ma è già tanto;
potrei parlarvi dei parchi cittadini con annesse aree per i bambini, presenti
in ogni città e ogni luogo, anche il più sperduto; degli spazi per gli anziani
e per i diversamente abili, delle piste ciclabili reali e non nominali come
quelle che spacciano i nostri governanti o chi opportunisticamente li
asseconda, nel migliore dei casi volendo vedere un bicchiere mezzo pieno e non
lo squallore nel quale essi stessi circolano curnuti e mazziati. A volte basterebbe poco per trattenere una
persona nel luogo dove vive, basterebbe il poter passeggiare in sicurezza nel centro
storico e una sacrosanta normalità, e non la Disneyland partenopea.
Non si vive di sola
pizza
I giovani quindi vogliono essere liberi, liberi di scegliere
il loro futuro e vivere in un contesto con un minimo di normalità, i giovani
che se ne vanno perché se li azzeccano
i pittoreschi contrasti della Napoli di Maurizio De Giovanni e il suo folclore prêt-a-porter,
del murale di Maradona e dell’ottima cucina, o di quella sua unicità che
mortifica e che spesso uccide.
Il genio italico non è un qualcosa di innato da esportare
all’estero, ma è quel naturale istinto alla sopravvivenza che si elabora sin
dai primi anni di vita, nelle aule scolastiche fatiscenti, nei mezzi pubblici
inesistenti, nelle interminabili file agli sportelli, nelle indicazioni
stradali sovrapposte e nella vana ricerca di una legalità che non c’è e nel
divincolarsi tra gli strali di false promesse di benessere e realtà
sconfortanti.
I giovani vogliono essere se stessi e non l’immagine
stereotipata di un napoletano!
Immagine creata con l’IA
PS: vedere i miei colleghi palestinesi morire
per raccontare e riportare la realtà mi fa sentire male e anche un po’ fuori
luogo quando scrivo di queste amenità. Ma mi rendo anche conto che il
comunicare non ha colore, non ha tempo, è un istinto primario e basta. W la
Libertà! W la Palestina libera!
Nessun commento:
Posta un commento