martedì 26 agosto 2025

I giovani in fuga da noi stessi

 

Molti lamentano la fuga di cervelli all’estero; una folta schiera di rappresentanti istituzionali e della società civile invitano i giovani a non andare all’estero o a ritornare nei loro paesi d’origine.

Fermo restando che l’essere umano dovrebbe essere libero di muoversi e spostarsi là dove vuole e senza confine alcuno, in un luogo che ritiene essere più congeniale al proprio stile di vita e alle proprie aspirazioni, bisognerebbe a questo punto capire, analizzare meglio, il perché i giovani, così come per altre ragioni facevano i loro nonni e i loro bisnonni, continuano ad emigrare. Non essendo un sociologo, porterò ad esempio la mia esperienza familiare.

Mia figlia

Mia figlia vive stabilmente in Spagna da almeno 6 anni e non è intenzionata minimamente a tornare né in Italia, né tanto meno a Napoli. Mia figlia ha due lauree ma non ha disdegnato, come del resto il padre, lavori considerati più umili. Ha conosciuto tutti i livelli di un contesto lavorativo straniero ed ora lavora nelle risorse umane di una multinazionale. Ogni impiego, mia figlia se l'è trovato da sola, senza raccomandazione paterna, senza scendere a compromessi con niente e con nessuno e con tutti i diritti garantiti, inclusi, sembra assurdo dirlo, anche quelli economici. Già questo basterebbe a trattenerti nella Penisola Iberica, come in qualsiasi altro luogo del mondo dove non sia normale lavorare sottopagati o, addirittura, senza percepire reddito alcuno, come è capitato a me, nonostante non fosse stata mia intenzione farlo e nonostante una causa di lavoro vinta all’attivo.

La ricerca della felicità

Ma, un'altra cosa non viene tenuta in conto da chi lamenta la fuga dei giovani verso altri paesi, ed è quella che, altrove, si vive meglio! Ci riempiamo la bocca dei primati borbonici ma perdiamo d'occhio i primati negativi del nostro Paese e, soprattutto, della nostra bella Napoli. Forse, quei presunti e senz’altro anacronistici primati servono proprio a quello, a nascondere il nostro stato miserrimo e, magari, anche la nostra inerzia. Pare che, secondo i più, le indubbie bellezze della nostra città e del Belpaese tutto, bastino a trattenere qualcuno che non sia un turista; ma, le tanto decantate contraddizioni di Napoli, possono divertire una persona in vacanza ma di certo non un ragazzo che vede quotidianamente mortificate, non solo le sue aspirazioni, ma anche la sua dignità; parlo ovviamente di ragazzi poiché noi adulti, quando non siamo diventati parte di questo sistema balordo che ormai giustifica l’ingiustificabile, dovremmo aver già trovato, in un modo o nell’altro, la soluzione alle nostre di frustrazioni.

L’esempio della Spagna

Badate bene, nel caso di mia figlia sto parlando di Spagna e non di Germania, di paesi scandinavi, o altri dove lo stato sociale è ancora più solido e unanimemente riconosciuto. Tenete presente che, benché il PIL spagnolo sia più basso del nostro, lì, oltre ad essere tendenzialmente in ascesa, contrariamente al nostro, esiste ancora uno stato sociale degno di questo nome e dove tutto, anche se in maniera farraginosa va ancora avanti e senza la necessità di intercessione dell’amico o del parente di turno e soprattutto non ancora definitivamente svenduto al privato.

La Spagna non è il paradiso in terra, la Spagna è un paese normale! È un paese con i suoi problemi ma dove, se un monoreddito che vive in un’area interna del paese, vuole portare la famiglia al mare, non dovrà indebitarsi per fare le sue vacanze e cedere al ricatto dei balneari perché, prendendo un’autostrada gratuità potrà raggiungere una spiaggia attrezzata dallo stato e altrettanto gratuita. Il bagno a mare non è tutto ma è già tanto; potrei parlarvi dei parchi cittadini con annesse aree per i bambini, presenti in ogni città e ogni luogo, anche il più sperduto; degli spazi per gli anziani e per i diversamente abili, delle piste ciclabili reali e non nominali come quelle che spacciano i nostri governanti o chi opportunisticamente li asseconda, nel migliore dei casi volendo vedere un bicchiere mezzo pieno e non lo squallore nel quale essi stessi circolano curnuti e mazziati. A volte basterebbe poco per trattenere una persona nel luogo dove vive, basterebbe il poter passeggiare in sicurezza nel centro storico e una sacrosanta normalità, e non la Disneyland partenopea.

Non si vive di sola pizza

I giovani quindi vogliono essere liberi, liberi di scegliere il loro futuro e vivere in un contesto con un minimo di normalità, i giovani che se ne vanno perché se li azzeccano i pittoreschi contrasti della Napoli di Maurizio De Giovanni e il suo folclore prêt-a-porter, del murale di Maradona e dell’ottima cucina, o di quella sua unicità che mortifica e che spesso uccide.

Il genio italico non è un qualcosa di innato da esportare all’estero, ma è quel naturale istinto alla sopravvivenza che si elabora sin dai primi anni di vita, nelle aule scolastiche fatiscenti, nei mezzi pubblici inesistenti, nelle interminabili file agli sportelli, nelle indicazioni stradali sovrapposte e nella vana ricerca di una legalità che non c’è e nel divincolarsi tra gli strali di false promesse di benessere e realtà sconfortanti.

I giovani vogliono essere se stessi e non l’immagine stereotipata di un napoletano!

Immagine creata con l’IA

PS: vedere i miei colleghi palestinesi morire per raccontare e riportare la realtà mi fa sentire male e anche un po’ fuori luogo quando scrivo di queste amenità. Ma mi rendo anche conto che il comunicare non ha colore, non ha tempo, è un istinto primario e basta. W la Libertà! W la Palestina libera!

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