sabato 1 settembre 2012

L’AMORE MOLESTO

Gli ultimi clamori relativi alla proposta del sindaco De magistris, quella di aprire spazi ad hoc per il controllo della prostituzione c’impongono un’ulteriore riflessione a riguardo.

Anni fa, a San Sebastiano al Vesuvio, l’allora sindaco, il compianto Raffaele Capasso, propose, non s’è mai capito se per provocazione o meno, l’ipotesi di un parco dell’amore, là dove le coppiette potessero consumare la loro passione nella più completa tranquillità. Vent’anni dopo ci riprova il De Magistris partenopeo e sembra che la sua idea di aprire nuovi spazi per l’”amore” a pagamento sia più di una provocazione e che abbia la precisa intenzione di fare qualcosa di concreto a riguardo. L’esempio sansebastianese ci serve però per mettere in risalto una situazione che dalla diffusa ipocrisia passa agilmente a problematiche più complesse e di ordine pubblico.

Via Panoramica Fellapane e molte altre zone della ridente cittadina vesuviana sono adibite a luogo d’incontro per quelle, che per pudore e per decenza, chiameremo effusioni amorose. In realtà sappiamo bene che, unici in Europa, i nostri bollori li raffreddiamo in auto e non nel più comodo e opportuno talamo domestico. È infatti risaputo che così come il sesso degli angeli anche quello dei propri figli è, se non indefinito, sicuramente tabù, tant’è vero che i genitori nostrani fanno finta di non sapere, purché non si veda e non si sappia, che i loro virgulti s’appartano nelle tenebre di zone come Via Panoramica, in cerca di quell’intimità che gli spetterebbe per diritto e per natura, ma che ipocrisia e perbenismo gli impongono di cercare o sfogare altrove.

Dov’è il problema? E che c’entra in tutto questo De Magistris? C’entra perché l’esempio vesuviano serve a dimostrare che in quelle zone, là dove lo stato latita, prima o poi qualcosa di brutto succede. Più nello specifico, in Via Panoramica, a San Sebastiano, si è passati, nel corso degli anni, dalle coppiette che impedivano a ogni altro cittadino di passeggiare liberamente per quei luoghi, senza sentire l’imbarazzo di passeggiare tra le ansimanti vetture e i residui dei loro amplessi, alla presenza di ambigui individui che, in cambio di un obolo e una sbirciatina, aprivano la sbarra per dare accesso a luoghi più appartati e più sicuri. Il salto di qualità dell’illegalità passa poi agli incontri d’amore mercenario che in autovettura o in qualche edificio adibito ad estemporanea alcova, hanno portato il vento dell’est a trovare sollievo e sollazzo al tepore del sole vesuviano. Di lì il passo è stato breve e si è giunti all’apice del delitto con l’omicidio, quello di un uomo pollenese barbaramente sgozzato, probabilmente per quei motivi che una volta si definivano anacronisticamente passionali.

E hai voglia di sottolineare il fatto che la libertà di amoreggiare non deve opprimere quella di chi vuole circolare liberamente per quei luoghi che, col sole o con la luna, sono terra di nessuno o meglio sono terra dell’amore molesto. Perché, se meno ipocritamente si fosse rispettato tale sacrosanto principio, quello di non abbandonare a sé stessa quella zona, molto probabilmente non si sarebbe mai arrivati all’uccisione di un uomo. Hai voglia poi di spiegare a quei sorrisini in cerca di complicità che altrove, nel mondo civilizzato, la gente normale, il sesso, non lo fa in macchina, non lo fa nelle piazzole delle autostrade o sotto casa tua, e che i genitori lasciano, con quel tanto di tatto che basta, la casa ai figli trentenni, durante il fine settimana e che la loro premura non è quella che arrivino vergini al matrimonio ma che crescano sani, maturi e responsabili. Come fai a spiegare queste cose a chi fa finta di non sapere?

Via Panoramica la si può considerare come il borgo di Sant’Antonio, come l’Imrecciata di antica memoria e come tutte quelle zone franche che si son volute costruire e si vorranno ancora creare per non vedere quello che un’assurda morale e un atavico malcostume hanno ideato. Mi si dirà che tutto questo esiste anche all’estero e almeno in materia di prostituzione altri paesi ci forniscono esempi lampanti di quartieri a luci rosse, ma si è veramente convinti che tutto ciò sia edificante e legato alla libera scelta della donna che si prostituisce? O entriamo in ambiti di coercizione e violenza? Stiamo forse dimenticando che si tratta di esseri umani o pensiamo di trattare con merci di scambio? E poi se si pensa in tal modo di contenere il traffico delinquenziale di quei corpi, si è realmente convinti che chi lo gestisce si adatti alle nuove misure di legalità, disposte da uno stato che invece di mostrarsi fermo e intransigente scende a patti con loro, mostrando così tutta la sua debolezza?

E poi, non mi si dica che è il mestiere più antico del mondo, come se il fatto che una donna si prostituisca sia la più naturale delle cose! Guerra, povertà, malattia e chissà quante altre piaghe ci affliggono da sempre e non per questo ci siamo arresi a queste, ve lo immaginereste voi (stadi a parte!) un luogo circoscritto dove la violenza fosse liberamente concessa perché fa parte della nostra natura? Perché allora non permettere, anche a chi prostituta non vuole esserlo di essere qualcun altro? Che non sia oggetto, che sia persona!



(immagine: fonte internet)

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