lunedì 11 luglio 2016

Suggestioni partenopee

“Suggestionapoli”/"plagianapoli" http://ilmediano.com/suggestionapoli/



Siamo passati dallo “sputtanapoli” al “suggestionapoli” col medesimo risultato: non si sa di cosa si stia parlando. Orde di sciovinisti alla ricerca del click facile ma non solo.

All'indomani dell'emergenza rifiuti napoletana (quella che ci si ostinava a chiamarla campana quando riguardava Napoli e parte della provincia di Caserta) ci fu, come giusta reazione un rigurgito di orgoglio, un atteggiamento di rivalsa nei confronti di chi ci definiva “antropologicamente rissosi” e chi aveva trovato nuovi spunti per farci mangiare il proverbiale sapone. Di certo c'erano vagonate di rifiuti tossici che dal Nord erano state scaricate nelle nostre terre e ci fu una vera e propria calata dei barbari per sfruttare la situazione e lucrare su uno smaltimento dei rifiuti che stenta ancora a trovare un assetto stabile; ma fu vero orgoglio? Ci sono state reazioni quantificabili di una reale inversione di tendenza? Secondo noi no! Anzi si sta andando in tutt'altra direzione.

Di anni ne sono passati un bel po' e da allora si parla ancora di ecomafie che effettivamente hanno lasciato un segno indelebile sul nostro territorio ma come mafia insegna, là dove sono accesi i riflettori, non c'è più guadagno e questa è andata quindi ad “investire” altrove. Lasciandoci soli con le nostre colpe e con le nostre stramaledettissime usanze, quelle che ci permettono di avere case splendide ma strade simili a discariche. Oggi infatti a rimpinguare le nostre strade e le nostre campagne di rifiuti non sono i nordici leghisti, o le mafie occulte, che pure sono cosa nostra, ma siamo noi, noi soltanto e nessun altro, anche quando paghiamo il rom o accusiamo il pur colpevole e complice cinese.

Senza soffermarci in analisi sociologiche che non ci spettano, vorremmo invece porre l'attenzione su un atteggiamento alquanto controverso, figlio di quell'orgoglio e che sta uscendo fuori con sempre maggior forza e con risvolti non indifferenti e che spesso sono sfociati addirittura nella politica. Voglio parlarvi infatti del cosiddetto “sputtanapoli”, ovvero di tutta una serie di giornali, scrittori e blogger che stanno facendo la loro fortuna mediatica, e non solo, sul presunto attacco malefico dell'Italia (spesso definita Itaglia) contro la povera ma bella Partenope. Ci sono delle testate infatti che stanno creando una vera e propria cortina fumogena sui primati reali e presunti di Napoli e la napoletanità e sugli immaginifici complotti contro chi vive al di sotto del Garigliano.

Mi si dirà e che c'è di nuovo, è marketing pure questo, certamente, risponderemmo, ma quando poi certe teorie rischiano di arrivare a Palazzo San Giacomo e a Santa Lucia un po' ci preoccupiamo. Ci preoccupiamo anche perché quando tutto questo acquisisce i connotati di un acritico tifo calcistico, là dove il raziocinio va a farsi benedire, allora le cose possono mettersi proprio male. Perché in effetti dovremmo tifare per una squadra che più che rappresentare la nostra città rappresenta gli interessi del suo padrone? E perché lo stato e il comune dovrebbero investire in questa società privata a scapito di ben altre necessità? Ecco, questo temiamo, che lo stesso “ragionamento” da tifoso possa trasferirsi anche altrove e con le stesse conseguenza calcistiche e con un accostamento tutt'altro che peregrino.

E si va così dalla bufala del Napoletano lingua patrimonio dell'UNESCO (http://ilmediano.com/il-napoletano-non-e-una-lingua/) a quella della Apple che aprirebbe fabbriche a Napoli e non prestigiosi corsi di formazione. Ma la cosa più bella e che testimonia la cecità e il terreno fertile in cui si muove certa pseudo informazione è il caso recente delle sfilate di Dolce & Gabbana nel centro storico di Napoli. Cosa entusiasmante, bella e di cui è giusto inorgoglirsi anche per i positivi risvolti turistici e sull'indotto che ha avuto e che potrebbero avere tali eventi ma perché fare i leghisti pure noi e negare l'interesse dell'intero stivale all'evento come molti giornaletti on-line stanno invece dichiarando? Perché forse RAI1 non ne ha parlato? Perché forse la gente non legge più i giornali anche quando sono on-line? Non mi sembra poi che i fruitori napoletani della rete s'interessino più di tanto di ciò che avviene al di là delle mura aragonesi, per cui Napoli, nel bene o nel male è e sarà sempre al centro dell'attenzione e spetterà a noi decidere dove far pendere l'ago della bilancia.

Basta comunque fare una piccola rassegna stampa per costatare che tutti i giornali italiani hanno scritto e stanno scrivendo con interesse sull'argomento, così come pure la testata televisiva regionale mentre invece c'è chi si ostina, seguendo il fantasioso filone dello “sputtanapoli”, che nessuno ne stia parlando e lo stesso sta accadendo per il concerto di David Gilmour ed altri eventi ritenuti napoletani. Ora ci verrebbe da chiedere quali sarebbero le cose per le quali inorgoglirsi, se lo sia un concerto da 350,00 euro a biglietto, nel ricordo di un altro, fatto 44 anni fa a porte chiuse, o per chi molto più silenziosamente tiene a galla le nostre città con un silenzioso sacrificio? Il nostro servilismo ci impone a cercare conferme e gratificazioni da altri, possibilmente stranieri e questo è a nostro parere emblematico soprattutto quando si travalica la realtà dell'informazione.

Se si è realmente convinti del proprio valore non si attende la legittimazione di un presunto articolo di un giornale estero o italico che sia, o la visita di un personaggio famoso per una conferma della nostra unicità ma si esalta la propria patria con atti tali da renderla bella e attraente per tutti ma soprattutto per se stessi e non col rinviare all'infinito post e link dal sapore neo borbonico, che riempiranno solo le tasche di chi specula con le pubblicità o ancor peggio con chi pretenderà di governarci con queste tematiche di facile presa ma dalla scarsa sostanza e non affrontando i reali problemi di questa città meravigliosa e così gravemente endogeni.

La vera forza, e qui la malizia si consolida, di chi diffonde queste false notizie è la certezza di trovare man forte e humus tra il provinciale piagnisteo di chi purtroppo da decenni soffre di un complesso di inferiorità, tanto immeritato quanto radicato presso questi, e che pretenderebbe ricercare primati in una Napoli che bisogno non ne ha, perché è grande di per sé, più grande di chi la vive e fa finta di conoscerla.





martedì 5 luglio 2016

San Sebastiano, si delinea il nuovo Consiglio Comunale

4 luglio 2016, secondo consiglio comunale dell'era Sannino, due nuovi consiglieri e un presidente del consiglio. Seconda opportunità per cambiare rotta ma nulla di nuovo sotto al Vesuvio, la solita opposizione urlata e la solita politica parlata.

Ore 17.56, arriva il sindaco Salvatore Sannino e buona parte del Consiglio Comunale; ore 18.02, inizia il confronto e almeno, rispetto al passato c'è una certa puntualità, vedremo se questa corrisponderà anche ad un'effettiva sostanza. Assenti Pasquale D'Avino e Luca Scarpato.
Sul primo punto all'ordine del giorno ovvero l'approvazione del verbale della seduta precedente, interviene, dai banchi dell'opposizione, Rino Manzo dichiarando il suo disappunto e la sua contrarietà. Innanzitutto per la mancata sistemazione delle finestre e dell'aria condizionata, non funzionante ed effettivamente, nonostante il proclama fatto a furor di popolo dal primo cittadino lo scorso Consiglio, le finestre sono bloccate in maniera grezza da due viti e gli splitter restano ancora rotti o mal funzionanti e sostituiti da un potente ventilatore. Ciò nonostante siamo stati freschi, magari anche per la tenuta estiva, preventivamente approntata da molti di noi.
Manzo continua e sottolinea che il verbale dell'ultimo Consiglio non è stato pubblicato nell'Albo Pretorio: “Si sta violando il principio di trasparenza!” E invita l'amministrazione ad inviare ai consiglieri e ai capogruppo tale verbale.
Risponde Salvatore Sannino: “Nell'intervento di Manzo c'è di tutto di più! C'è il calore e c'è il verbale e magari se aprisse la tenda dietro di lui avremmo più aria, anche se questo gli impedirebbe di fare le riprese che pure sono vietate.”; “Nel giro di 10 giorni non era possibile sostituire i profilati di alluminio.”
Poi, relativamente alla questione del verbale, passa la parola al segretario comunale il Dott. Iavarone, il quale spiega: “Il verbale è ciò che scrive il segretario e non quello che dicono i consiglieri” ed invita ad andarsi a leggere il regolamento del Consiglio Comunale. A tal proposito interviene anche il consigliere di minoranza Antonio Muccio: “Dobbiamo sapere quello che scrive il segretario per poter votare.” Dalla maggioranza interviene invece il consigliere Gianluca Sannino che si accoda a quanto detto da Muccio ribadendo la necessità di cambiare il regolamento e con eventuali riprese in streaming e la convocazione in orari accessibili per tutti. Replica Manzo: “Allora significa che avete sbagliato in passato, quando li pubblicavate? Così come fanno ora altri comuni che pubblicano i verbali dei Consigli Comunali?”; “In data 31/05/2015, il Commissario Santoriello modifica il regolamento del Consiglio Comunale, permettendo la custodia dei verbali al Segretario e non diffondendolo; perché volete nascondere i verbali?” Replica il sindaco Sannino: “Ci sono state delle modifiche non fatte da noi ma dal Commissario Straordinario e apporteremo quindi la modifica a questo regolamento per permettere la pubblicazione dei verbali.” Replica prontamente Manzo, senza attendere il suo turno e saltando la moderazione della Presidente pro tempore Corinne Palumbo: “Il Commissario stranamente ha cambiato il regolamento ma il Segretario deve custodire il verbale ma non può non diffonderlo!” Risponde il Segretario “La legge permette ad ogni comune di autoregolarsi”; “C'è una differenza tra le trascrizioni che si facevano prima e un verbale.” Interviene nuovamente Muccio: “L'attività della Pubblica Amministrazione deve essere trasparente. Qualsiasi cosa si fa, lei deve darne conoscenza come va data conoscenza ai cittadini, l'obbligo fondamentale è quello di adempiere al principio costituzionale della trasparenza. Come approviamo una cosa se poi ne è stata redatta un'altra?” Risponde il Segretario Comunale: “Noi non siamo un paese common law dove vige la consuetudine, il precedente ...” Lo interrompe Muccio: “Ma è infatti un principio costituzionale!” Interviene Dario Scopino per ribadire la volontà espressa dai compagni di partito nel voler modificare il regolamento. Urla Manzo: “Voi dovete pubblicare i verbali!”. Interviene il vice sindaco Panico ribadendo la posizione di Scopino e rimandando al prossimo Consiglio Comunale le modifiche del regolamento. Si vota!
Il verbale viene approvato a maggioranza con 6 voti favorevoli e 3 contrari (i due consiglieri Filosa e Panico non votano per le loro dimissioni, in surroga dei nuovi consiglieri, scaturiti dai primi due dei non eletti. Il vice sindaco e l'assessore alla Pubblica Istruzione vengono quindi inglobati nell'assise come assessori esterni e non più come consiglieri. Dopo di ciò viene votata la surroga dei nuovi consiglieri Parracino e Tarantino, approvata all'unanimità ed entrano anche loro tra i banchi della maggioranza; ma sarà anche questa legge o consuetudine?
Si passa quindi al terzo punto all'OdG, la nomina del Presidente del Consiglio Comunale. Anche in questo caso Manzo prende la parola, sostenendo la candidatura della presidente pro tempore: “Visto che la Palumbo, oltre ad essere stata la più votata dei consiglieri ha anche dimostrato di saper ricoprire egregiamente l'incarico già per ben due volte, dovrebbe essere lei la presidente … e non apprezziamo la candidatura di Gianluca Sannino poiché durante le primarie si era dimostrato molto critico nei confronti dell'attuale sindaco”.
Interviene Panico ma viene subito interrotto da Manzo poiché questi ritiene che la sua attuale posizione di assessore esterno non gli dia diritto alla parola. Risponde allora il Sindaco: “I problemi del PD sono problemi interni, noi al nostro interno abbiamo una dialettica, noi ci chiariamo.”; “Do atto alla Palumbo per il suo lavoro egregio ma Sannino ha un profilo più che qualificato e ha fatto esperienza nella precedente amministrazione.” Scopino ribadisce quanto detto da Salvatore Sannino sottolineando laurea e competenze del consigliere Sannino e il suo passato di capogruppo uscente.” Manzo riprede il discorso evidenziando l'incongruenza della posizione di Gianluca Sannino adducendo le dichiarazioni con le quali, a mezzo stampa, criticava molti dell'attuale maggioranza e con i quali risiede ora in Consiglio. Il Segretario Comunale prende la parola per sottolineare il fatto che gli assessori esterni possono intervenire prendendo la parola ma non possono votare ed è questo ciò che la legge dice. Tocca quindi a Panico la possibilità di parlare e che non fa altro che ripetere quanto detto dagli altri nei precedenti interventi. Manzo lo interrompe nuovamente mentre Corinne Palumbo cerca di moderare, calmando gli animi ed indicando ai consiglieri di passare alla votazione del Presidente.
Alla prima votazione, con 8 voti per Sannino e 3 per la Palumbo, non vengono raggiunti i 2/3 delle preferenze e per questo si passa ad una seconda votazione (terza se si considera la prima votazione svoltasi durante il primo Consiglio) dove varrà la maggioranza assoluta dei voti che viene riconfermata con otto voti in favore di Sannino e tre per Corinne Palumbo. Gian Luca Sannino si insedia col suo nuovo incarico.
Che dire, che avremmo gradito una presenza più fresca a presiedere il Consiglio? Magari, come è prassi, la presidenza sarebbe potuta andare all'opposizione, quale segno di buona democrazia, ma evidentemente anche in questa, come nella precedente amministrazione, non si è voluto rispettare questa buona consuetudine, del resto non siamo common law. D'altro canto però ci chiediamo, vista l'irruenza del consigliere Manzo e il suo poco rispetto nei confronti di chi presiedeva il Consiglio che cercava di moderare la seduta, chi lo avrebbe più arginato nella sua straripante verve?



sabato 2 luglio 2016

Segnaletica abusiva nella Pineta di Terzigno e lungo la sentieristica del PNV


Pineta di Terzigno (17/06/2016)
Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)


Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)


Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Pineta di Terzigno (17/06/2016)

Sentiero n°2 PNV (18/06/2016)

Sentiero n°2 PNV (18/06/2016)

Sentiero n°2 PNV (18/06/2016)

Strada Matrone (18/06/2016)

Strada Matrone (18/06/2016)

Strada Matrone (18/06/2016)

Strada Matrone (18/06/2016)

Strada Matrone (18/06/2016)

Strada Matrone (18/06/2016)
Strada Matrone 06/07/2016

Strada Matrone 06/07/2016

Strada Matrone 06/07/2016

Strada Matrone 06/07/2016

Strada Matrone 06/07/2016

Grazie Bud

Terence Hill & Bud Spencer (foto fonte web)

Tra spaghetti western e fagioli, l'autore ricorda la sua infanzia accompagnata da Bud Spencer in coppia con Terence Hill.

Certe cose ma soprattutto certe persone lasciano una sorta di impronta nelle nostre vite, hanno un effetto imprinting su di noi, così come il ricordo del battito cardiaco, quello di nostra madre ci spinge alla continua ricerca di un grembo fruttifero presso il quale riparare, così tutto quello che ci raggiunge per la prima volta e che costituisce una prima esperienza, rimane come prototipo di emozioni e sensazioni per tutta la vita. Sfido chiunque a ritrovare quei sapori che provammo da piccoli, quei profumi che ancora una volta ci ostiniamo a ricercare senza speranza e senza tempo.

E forse proprio per questo, il mio primo impatto col grande schermo fu un qualcosa del genere, profondo e intenso, indimenticabile, un qualcosa che ha avuto e continua avere ripercussioni sulla mia personalità e il mio stile di vita e che continua imperterrito a sbucar fuori quando pensi di aver raggiunto finalmente la maturità o quanto meno un'omologata normalità.

Era la prima metà degli anni 70, al Villaggio Coppola, sul Litorale Domizio, un non luogo, un sogno mai divenuto realtà di un rilancio di un territorio ridotto a quello che oggi viene amaramente definito la Terra dei Fuochi. Avevo cinque anni nel 1972, l'età più bella, l'età della scoperta del mondo ma al contempo lontana dal mondo, lontana ancora dalla scuola e da tutte quelle consuetudini sociali che regoleranno le nostre esistenze. Un limbo entro il quale ti era concesso ancora sbagliare perché eri ancora un bambino.

Mio fratello ha venti mesi in meno a me ma ci dividono le aspirazioni rivolte a un primogenito e le attenuanti regalate a chi arriva per secondo; con lui e con mio padre, quella splendida sera d'estate, andammo al cinema. Ospiti presso amici a Ischitella Lido, mio padre decise di portarci a vedere un film al Cinema Bristol. C'era un film che non conoscevo, all'epoca non sapevo che neanche esistesse il cinema, per me esisteva a stento la televisione con Carosello, con i suoi bagliori in bianco e nero e il suo audio mono e gracchiante. Il cinema era per me un qualcosa di nuovo, di sconosciuto, era l'entrata in un universo non distante da quello che filtrava la mia mente di bambino, era il contrario di quanto fece Jeff Daniels ne La rosa purpurea del Cairo, lui usciva dallo schermo per entrare nella realtà ed io dalla mia minimalista realtà di bambino, invece, varcavo la soglia dello schermo, entravo nel mondo di Bud e Terence.

Il film che si proiettava quella sera era “Più forte ragazzi” quello che oggi avrebbero definito un “b-movie” per non essere stato un kolossal o per non appartenere al canone cinematografico hollywoodiano. Ma all'epoca si campava ancora di Franco e Ciccio e l'eterno Totò viveva già tra noi come un nume tutelare e questo per noi era già il massimo per sognare e giocare immedesimandoci nei personaggi che vedevamo in pellicola. Per me poi, bimbo di cinque anni, il mondo non andava oltre la porta di casa o le immagini dei Quindici, l'enciclopedia dell'epoca e che furono la mia prima finestra sul mondo esterno. Con quel film però, l'omone e il simpaticone, mi trasportarono nei tropici, tra Venezuela e Brasile, tra poveri garimpeiro ed infami fazendeiro, tra colori ed ambienti nuovi, ma soprattutto con una coppia di due rassicuranti amici che meglio non si poteva.

Le nostre frustrazioni quotidiane avrebbero bisogno ancora di uno come Bud Spencer per risolvere in maniera pulita una qualche ingiustizia o la solita lite di condominio, e quanto ne avrei avuto bisogno quando subivo le angherie dei più grandi e prepotenti o dei più impuniti a scuola! Il bello di quei film era che il bene trionfava sempre e non era passato ancora di moda come oggi, quando gli eroi dei ragazzini non sono propriamente degli stinchi di santo e sono difficilmente gestibili come Walter White, Scarface, Pablo Escobar e soci.

Ma non dimentichiamo che c'era anche lui, Terence Hill, quello che piaceva tanto alle mamme perché era il più figo dei due, ma a me era simpatico lo stesso, perché era amico dell'omone e perché non era il classico belloccio che se ne vantava ma uno spirito libero e galantuomo. Era insomma la coppia perfetta che piaceva tutti e a noi bambini soprattutto perché loro rientravano nella nostra schiera degli eroi. “Ma secondo te chi è chiù forte, Terenzillo o Bruselì?”- diceva uno - “pe' me Mario Merola!” - fan delle sceneggiate, rispondeva una altro; certo che pure Mario Merola di mazzate ne menava ma per me non c'erano dubbi, il più forte era solo uno, era lui, era Budspencer!

Il paccaro a mano aperta dato al teppistello di turno non ha ad oggi eguali nell'universo dei super eroi, né il martello di Thor, né i gadget di Batman e neanche i super poteri degli X-men e nemmeno le coreografie di Jackie Chan potranno soddisfare come le cinque dita in faccia al chiavico che rompe le scatole. Ah! Quanto vorrei avere anche io, una volta nella vita, la soddisfazione 'e chiava' nu paro 'e pacchere 'e chella manera e a chi dico io! Ma nel frattempo mi consolo ancora con i film e le scazzottate di Bud e Terence. L'evoluzione della mia infanzia avvenne però anche dal punto di vista alimentare, i fagioli! Quegli insulsi legumi dalle tremende ed intestine conseguenze che nostra madre provava rifilarci in tutte le ricette, divennero d'improvviso il piatto simbolo di noi discepoli di Bud e Terence e che per entrare ancor di più nella parte, doveva essere corroborato da un sonoro e gratificante rutto finale, per scandalizzare mamma ed ammiccare il compiacimento di papà, anche lui ormai adepto alla setta dei mangiatori di fagioli.

Qualche anno fa, ormai adulto e con la mia famiglia mi trovavo a Madrid in vacanza, avevo riconosciuto nelle immagini di “Altrimenti ci arrabbiamo” uno dei film di Bud e Terence che preferisco, lo stadio Vicente Calderón e il ponte di Toledo presso i quali c'era l'officina del film dove lavorava Bud. Di quel meccanico neanche l'ombra ma visitare quel luogo è stato come realizzare un sogno della mia infanzia, un intimo salto nel passato.


Oggi Bud non c'è più è andato via da pochi giorni ma per me è stato come perdere un caro, un parente col quale giocavi da piccolo, se n'è andato con grande dignità e senza quello scalpore che oggi confonde gli animi e le menti. Qualcuno, soprattutto sui social, ha però voluto scovare in lui un simbolo di un presunto nazionalismo partenopeo o un vessillo per il proprio partito ma queste cose lasciano il tempo che trovano e non fanno bene a chi le rivanga in questi frangenti, sarebbe come dire che Totò era monarchico e per questo limitarne la grandezza. Bud era altro, era ben altro e come per ogni artista è quella la cosa che conta, la sua arte e niente più.